Roma - Solo nel 2015, secondo Reporter senza Frontiere, i reporter rapiti e tenuti in ostaggio sono stati 54: 26 in Siria, 13 in Yemen, 10 in Iraq e 5 in Libia. In generale, 787 giornalisti e operatori della comunicazione sono stati uccisi negli ultimi 10 anni.
Con il graduale peggioramento delle condizioni di sicurezza a livello globale, determinato soprattutto da una diffusione di estremismi religiosi ed etnici e dal cambiamento degli scenari bellici, infatti, i rischi per chi lavora nel settore dell'informazione ma anche per gli operatori umanitari continuano ad aumentare. È in questo contesto che si svolge anche quest'anno il War Reporting Training Camp, nato da un'idea dei fotoreporter Ugo Borga e Loredana Taglieri (Associazione Six Degrees) e dal giornalista Cristiano Tinazzi: la scuola, che si tiene dal 22 al 26 giugno ad Arvier, in Valle d'Aosta, è organizzata grazie alla collaborazione di Stato Maggiore della Difesa e alla partecipazione di operatori esperti in primo soccorso e tecniche di ricerca e di recupero persone e di orientamento.
Cinque giorni durante i quali verranno impartite ai partecipanti - giornalisti, operatori umanitari, professionisti che operano in aree di crisi - lezioni teoriche (analisi della tipologia del conflitto; armi convenzionali e non convenzionali; rapporti con milizie armate; sicurezza informatica) e addestramenti specifici sul terreno (primo soccorso; orienteering; utilizzo di dispositivi di protezione individuale) utili ad acquisire capacità e competenze indispensabili per muoversi consapevolmente in un contesto di guerra nelle migliori condizioni di sicurezza possibili e per riuscire, quindi, ad affrontare situazioni caratterizzate da forte criticità e pericolo imminente. (AGI)