Roma - L'atteso incontro tra il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, e il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, ha chiuso oggi il 'caso Morosini' E il clima inaspritosi dopo l'intervista al consigliere togato di Area sembra rassenarsi. "Non e' un caso risolto mettendoci una pietra sopra, ma e' una vicenda chiarita", ha detto Legnini al termine della riunione. Il guardasigilli ha affermato che il colloquio "e' stato positivo per rilanciare il percorso di leale collaborazione fin qui seguito positivamente: non si e' parlato di referendum, questa riflessione compete al Csm - ha specificato Orlando - ma abbiamo discusso dell'interazione fra governo, ministero e Csm, anche alla luce di dichiarazioni che avevano creato elementi di ombra su questi aspetti. Il vicepresidente Legnini - ha proseguito il ministro - mi ha ulteriormente nel dettaglio precisato la profonda presa di distanza del consigliere Morosini rispetto alle affermazioni che gli sono state attribuite. Neo ho preso atto - ha concluso Orlando - e ho insistito perche' su alcuni punti ci siano passaggi che portino ad un'assunzione di condotte che mettano le istituzioni e gli organi a riparo da ogni polemica". Orlando ha poi sottolineato: "E' importante che ci sia una vigilanza e una fortissima attenzione sul fatto che i pareri del Csm siano legati alle funzioni istituzionali".
Morosini si difende "mi date troppa importanza"
Sul punto, concorde Legnini: "I pareri sulle riforme saranno redatti in forme piu' appropriate e consone alle finalita' istituzionali, con considerazioni tecnico-giuridiche sull'adeguatezza e l'efficacia delle norme. Cio' non esclude - ha aggiunto il numero due di Palazzo dei Marescialli - che il Csm puo' fare osservazioni anche critiche, gran parte dei pareri ha queste caratteristiche". Legnini ha assicurato che "non c'e' nessun bavaglio, non e' mai stato messo in discussione il diritto di ciascun cittadino, compresi i magistrati, di esprimere la propria opinione. Io ho gia' detto - ha proseguito - che e' la Anm che valuta le regole di comportamento dei magistrati - ha aggiunto - e il Csm assumera' qualche orientamento. Io ho detto ai consiglieri se ciascuno dichiara di aderire ai comitati per il no o per il si' e tutti ci impegniamo in una campagna, quale sarebbe la credibilita' dell'istituzione e come assicurare il funzionamento di garanzia del Csm?". Subito dopo l'incontro tra Orlando e Legnini si e' riunito il plemum del Csm e ha preso la parola il consigliere Morosini, che ha lamentato "una forte aggressione alla mia identita' umana e professionale" e ha affermato: "Una cosa che non potrei perdonarmi e' se da questo episodio incredibile derivasse l'occasione per discutere di limitazioni dei diritti personali non solo dei consiglieri superiori, ma di tutti i magistrati italiani". La vicenda, comunque, per Morosini "la dice lunga sul clima in cui viviamo, in relazione al quale dobbiamo lavorare per rasserenarlo". (AGI)