Napoli - Solo 800 euro. E' quanto ebbe come ricompensa per un omicidio, dal boss Natale Dantese, il sicario di Salvatore Barbato, Vincenzo Spagnuolo. Perche' e' vero che l'agguato aveva provocato una vittima, ma era quella sbagliata. Sette anni dopo una esecuzione in pieno giorno, a pochi passi da un ingresso secondario degli scavi di Ercolano, le indagini dei carabinieri portano a 4 misure cautelari per mandanti ed esecutori, e completano la conoscenza di una delle fasi acute della 'guerra' di camorra nel paese vesuviano tra i cartelli Ascione-Papale, cui appartengono i 4 indagati, e Iacomino-Birra.
Il complesso puzzle investigativo ha le sue prime tessere a ridosso dell'omicidio (avvenuto il 13 novembre 2009, poco prima delle 15) in una serie di intercettazioni che pero' diventano elementi di prova solo nel quadro fornito da collaborazioni di pentiti, fra i quali la moglie di Dantese, Antonella Madonna, e dai riscontri a queste. Salvatore Barbato, 29 anni, conosciuto come 'o cantante, con la camorra e con la criminalita' non ha nulla a che vedere. E' in auto con Nicola Angelico, un amico, e guida la sua Suzuki Swift grigio chiara in via Mare, ignaro del fatto che Ciro Savino, legato agli Iacomino-Birra e obiettivo di un agguato deciso da Dantese, usa lo stesso modello di auto. L'indicazione sbagliata al 'commando' arriva da Pasquale Spronello, cognato del figlio del boss Ciro Papale. L'auto del 29enne e' intercettata dai sicari che, a bordo di uno scooter, la affiancano e sparano 11 colpi dalla pistola. Cinque uccidono Barbato, mentre l'amico resta illeso perche' si ranicchia nello spazio del sedile del passeggero. (AGI)