Nell’anno di ritorni eccellenti, da Roger Federer a Rafa Nadal a gennaio, da Maria Sharapova ad aprile a magari Serena Williams a settembre, ci stanno i ritorni sofferti, come quello di Novak Djokovic. Il 'cannibale' che dodici mesi fa stava divorando il tennis e ingoiava anche il Roland Garros e cioè l’ultimo Slam che gli era stato sempre indigesto, oggi arriva agli Internazionali d’Italia più in crisi che mai. Sorride, perché in questa Roma baciata dal sole e da un pubblico sempre più giovane e appassionato proprio non puoi resistere, ma è alla disperata ricerca di sé stesso. Proprio lì dove ha vinto quattro volte e, soprattutto, ha lanciato l’attacco al re della terra rossa, Nadal. Che - sorpresa ancor più grande del diciottesimo Slam di Federer - ha riportato indietro il tempo, ha recuperato ginocchia e top spin, e ha messo la firma numero 10 sia a Montecarlo che a Barcellona, e per la quinta volta Madrid, lanciandosi alla riconquista del Foro Italico, dopo sette urrà. Riportandosi addirittura al primo posto della classifica stagionale a punti, quella che fine conto di tutti i risultati settimana dopo settimana, il barometro più sincero della forma. Recuperando tutta la fiducia che proprio Djokovic, soprattutto Djokovic, gli aveva rubato.
Chi può ragionevolmente battere Rafa sulla terra rossa? Davanti a questa domanda, corroborato dal 15-0 stagionale sulla superficie preferita del re di 9 Roland Garros, anche Federer, il formidabile Federer che, con coach-Djokovic gioca con più anticipo, usa il servizio per forzare subito lo scambio e picchia anche il rovescio, ha deciso proprio ieri sera di rinunciare alla sfida di Parigi. I sei mesi di stop gli hanno insegnato che, a quasi 36 anni, ha bisogno di pit-stop più lunghi, e che le ferite sul “rosso” del passato hanno avuto conseguenze terribili anche sulle superfici veloci a lui più congeniali. Così, senza lo spauracchio Federer che gli ha inflitto per la prima volta quattro sconfitte di fila (tre quest’anno), con Djokovic con le orecchie basse, con Murray che sta recuperando solo adesso dalle fatiche del 2016 che l’ha portato al numero 1 del mondo e con gli altri troppo altalenanti, oggi è davvero difficile designare l’anti-Rafa. In attesa di qualche confortante segnale da 'Stanimal' Wawrinka e da un’ulteriore crescita di Dominic “Bum Bum” Thiem.
Intanto Roma si bea del suo torneo senza più barriere architettoniche, pieno di verde e di gioia, campione di incassi e di unicità, tanto da varare il torneo al Colosseo, come sognava da sempre. Intanto il torneo è sempre più importante come snodo della stagione, e dà indicazioni sempre più decisive, verso il Roland Garros di fine mese. E, intanto che le donne del tennis decidono che cosa vogliono fare da grandi, da Kerber ad Halep, da Kuznetsova a Pliskova, da Garcia a Muguruza, la divina Sharapova fa il pieno di passione di tifosi, uomini e donne, ugualmente motivati da fattori estetici e di solidarietà dopo il fattaccio doping. “Masha” si staccava prima dal lotto e si stacca ancor di più adesso, in campo, col suo gioco sempre con dietro un pensiero fra tanti esasperate picchiatrici, e fuori, con eleganza nell’agire e nel vestire. Se le forze la sosterranno, se nessuno le farà sentire troppo i trent’anni e i quindici mesi senza partite, potrebbe scrivere un’altra favola da raccontare ai nipotini. Chissà che cose le ha detto la Bocca della Verità…
(Vincenzo Martucci)
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