Dovendo scegliere la data per organizzare la prima asta di cimeli spaziali americani, Sotheby ha saggiamente scelto il 20 luglio, 48esimo anniversario dello sbarco sulla Luna.
Si tratta di una prima assoluta e, come tale, non può passare inosservata. Infatti, fino ad ora, Sotheby aveva potuto mettere all’asta solo oggetti di provenienza russo/sovietica, dal momento che la NASA ha sempre sostenuto di essere la proprietaria (a nome del popolo americano) di tutti i cimeli spaziali. Gli astronauti (o chi per loro), che hanno tentato di vendere quanto avevano portato a casa dalle loro avventure spaziali, sono stati repressi duramente da giudici inflessibili.
Adesso la situazione si è ammorbidita e, se vi interessa, potete vedere i memorabilia che verranno messi all’asta il 20 luglio alle 11, ora di New York, nell’apposito sito. Verranno battuti diversi pezzi interessanti alcuni dei quali recano la firma di Neil Armstrong, una vera rarità visto che l’astronauta, seccato di vedere il commercio che era fiorito intorno alle sue firme, smise rapidamente di concedere autografi. Senza dubbio, il pezzo forte dell’asta sarà una piccola sacca in tela chiusa da una cerniera, grossomodo dalle dimensioni di 20 x 30 cm con la scritta Lunar Sample Return. E’ appartenuta a Neil Armstrong che l’ha utilizzata per riportare a terra, debitamente sigillati, circa un chilogrammo di campioni di suolo lunare raccolti nel Mare della Tranquillità, nel lontano luglio 1969.
La Nasa, dopo averla svuotata, notò che nel tessuto era rimasto intrappolato qualche pizzico di polvere lunare (terribilmente elettrostatica che faceva impazzire gli astronauti perché si attaccava dappertutto). La piccola sacca divenne un’attrazione del Kansas Space Museum, noto anche come Cosmosphere, dal quale sparì nel 2002 ad opera di un direttore poco scrupoloso. Ritrovata, venne riconsegnata alla NASA che la catalogò (per errore) come un oggetto delle missione Apollo 17. La prima sacca ad avere contenuto materiale lunare, raccolto dal primo uomo a mettere piede sulla Luna, perse così la sua unicità ed il suo interesse. Mentre la NASA si chiedeva che fine avesse fatto la sacca di Neil Armstrong, la borsina venne messa all’asta un paio di volte senza trovare compratori, fino a quando, nel 2015, non venne acquistata per 995 dollari da una avvocatessa di Chicago.
Per avere qualche informazione sul suo oggetto, l’avvocatessa spedì la borsa alla NASA dove riconobbero immediatamente la sacca perduta di Neil Armstrong. Come era avvenuto altre volte, la NASA chiese che la vendita fosse annullata. La proprietaria del Lunar Sample Return, però, ha sfruttato le sue conoscenze in materia di diritto e ha citato in giudizio la NASA per chiedere la restituzione di quanto di sua proprietà, che lei aveva acquistato in modo legale. Notando che l’equivoco era stato causato da un errore dell’ente spaziale americano, il giudice ha dato ragione alla signora, che è potuta rientrare in possesso del prezioso cimelio, con grande rammarico della NASA. Così la borsa appartenuta a Neil Armstrong, ancora sporca di polvere Lunare, sarà battuta all’asta a New York giovedì.
Con tutti i paperoni americani che si stanno lanciando alla conquista (privata) dello spazio non è difficile immaginare che saranno in molti a disputarsi quello che si pensa essere l’unico oggetto delle missione Apollo 11 in mani private.
Sotheby stima che si arriverà a diversi milioni di dollari. Ma fare previsioni sarebbe azzardato. Se a rilanciare fossero Elon Musk e Jeff Bezos … sky is the limit.