E’ passata quasi inosservata la pubblicazione dei risultati della commissione di indagine dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) sullo schianto della sonda Schiaparelli. Dopo che molto è stato detto, anche a sproposito, sulle cause del fallimento, abbiamo finalmente le valutazioni ufficiali: Schiaparelli non è riuscita ad effettuare un “ammartaggio” morbido sul suolo marziano perché il computer di bordo è stato “confuso” dalle informazioni conflittuali ricevute dai sensori del veicolo.
Come si ricorderà, il 19 ottobre 2016, la sonda europea aveva iniziato la manovra di ingresso nell’atmosfera marziana, manovra che doveva essere gestita in modo autonomo dal computer di bordo a causa dei ritardi di trasmissione – in media circa 14 minuti – dovuti all’enorme distanza dalla Terra.
Secondo i risultati dell’indagine, nei primi 3 minuti, Schiaparelli ha aperto correttamente il suo paracadute ma poi, improvvisamente e inaspettatamente, ha iniziato a oscillare ben oltre le previsioni. Queste vistose oscillazioni hanno ben presto saturato lo strumento di misura inerziale (Inertial Measurement Unit o IMU) e hanno causato un’errata valutazione dell’assetto del veicolo: il computer ha stimato che la sonda fosse “quasi capovolta”.
L’errore nell’orientazione del veicolo, una volta combinata con le misure del radar-altimetro, ha prodotto un errore di segno, “un’altitudine negativa”, che il computer ha interpretato come se si trovasse “sotto il livello del suolo". La reazione è stata il rilascio anticipato del paracadute, l’accensione dei razzi di atterraggio per soli 3 secondi, invece dei 30 previsti, e l’attivazione degli esperimenti della sonda, come se fosse atterrata.
Invece, Schiaparelli era ancora a circa 4 chilometri dalla superficie e, privato del paracadute e dei razzi, si è schiantato ad oltre 500 km / h. Il forte impatto ha distrutto la sonda e ha lasciato una cicatrice nera che il Mars Reconnaissance Orbiter della NASA è riuscito a individuare dallo spazio.
Complessivamente, il rapporto della commissione di indagine è coerente con i risultati preliminari e sgombra il campo dalle polemiche, tutte italiane, che avevano lasciato intendere che il fallimento fosse dovuto alla cancellazione dei test di apertura del paracadute.
I risultati della commissione di inchiesta sono incoraggianti, nel senso che la gran parte dei sistemi di bordo ha funzionato regolarmente e, senza la saturazione dell’IMU, Schiaparelli avrebbe potuto toccare il suolo secondo le previsioni.
Paradossalmente, la fine prematura della sonda ha fatto emergere alcune vulnerabilità che sarebbero rimaste nascoste se tutto fosse andato come previsto. L’indagine sull’incidente, infatti, ha messo in luce come sia necessario disporre di simulazioni più accurate sul comportamento del paracadute in regime supersonico e di un software più robusto per gestire situazioni di saturazione delle unità inerziali.
In questo senso Schiaparelli, che doveva fungere da “apripista” per la seconda fase di ExoMars, ha davvero contribuito ad aumentare le probabilità di successo della prossima missione del 2020, che prevede l’atterraggio di un rover con numerosi strumenti per analizzare il sottosuolo di Marte e cercare indizi di forme di vita passate e, forse, ancora presenti.
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