Addio a Romero e Landau, con Zombi e Spazio 1999 hanno cambiato il mondo
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Addio a Romero e Landau, con Zombi e Spazio 1999 hanno cambiato il mondo

Il cinema horror da oggi è orfano. Doppiamente orfano. Se ne sono andati nel giro di poche ore di distanza George Romero e Martin Landau.

Il primo, regista newyorkese di origini cubane, ha reinventato il genere inserendo la componente di realismo documentario laddove prima c’era il ‘gotico’ e facendo diventare gli zombie un fenomeno di costume.

Il secondo, anch’egli newyorkese , figlio di emigrati ebrei austriaci, ha portato sullo schermo il re di tutti i vampiri, l’attore Bela Lugosi (che fu protagonista nel 1931 il primo ‘Dracula’), in una magistrale interpretazione che nel 1995 gli valse l’Oscar come miglior attore non protagonista (per ‘Ed Wood’ di Tim Burton). Anche se Landau è - e sarà per sempre - per gli over-40, il capitano John Koenig di ‘Spazio 1999’.

Se ne vanno via insieme, Romero e Landau, lasciandosi dietro un pezzo della storia del cinema che ha cambiato per sempre l’immaginario della gente.

George Romero, dal Vietnam a The Walking Dead

LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI

Il ‘cubano’ grazie ai suoi morti viventi che dal 1968 con ‘La notte dei morti viventi’ ha introdotto nel genere horror un realismo che ha affascinato e spaventato generazioni e che ha avuto decine di emuli, soprattutto dopo che nel 1978 Romero a girato ‘Zombie’, considerato (a ragione) un cult-movie. Non è un caso che la più grande popstar degli anni ’80 (e non solo), Michael Jackson, ha realizzato nel 1982 un corto in occasione del suo fortunatissimo disco, ‘Thriller’, ispirato proprio ai film di Romero.

Malgrado Romero confessasse candidamente che con ‘La notte dei morti viventi’ ”volevamo fare niente più che un filmetto commerciale, esagerare con la violenza”, la critica esaltò quel film e i successivi, tanto amati dal pubblico, cercando (e trovando) motivi di impegno sociale e severa critica alla politica Usa in Vietnam.

”Con 'La morte dei morti viventi' volevamo fare solo un filmetto commerciale"

In realtà Romero faceva film horror per il piacere di farli (e per denaro) ma accade una cosa inattesa e tipica di quegli anni: i critici cinematografici più colti e snob cercarono – e trovarono – motivi di forte impegno in una metatraccia narrativa dei film di Romero. Interessante e profonda, peccato che non esistesse. All’inizio degli anni ’70, infatti, un articolo sulla rivista francese ‘Cahiers du Cinéma’ definì ‘La notte dei morti viventi’ “un film fondamentale in quanto esempio di cinema radicale, una reazione all'intervento militare Usa in Vietnam”. “Mi scoprii un autore socialmente impegnato e ci ho provato gusto – ha commentato Romero -. Hanno visto ‘Zombi’ come una critica al consumismo, ‘Il giorno degli zombi’ come uno studio del conflitto tra scienza e tecnologia bellica, ‘La terra dei morti viventi’ come una disamina dei conflitti di classe. A me non è che me ne fregasse molto”.

ZOMBI

A Lucca Comics un anno fa Romero ha raccontato che l’idea di portare sullo schermo gli zombi, in realtà, era legata alle sue fantasie sulla vita dopo la morte: “Forse – ha spiegato - è stato questo, da qualche parte nella mia mente, a creare gli zombi come una forma di vita dopo la morte. Nei miei film comunque sono sempre al centro della storia i vivi. Gli zombi sono una minaccia costante e non sai mai cosa aspettarti da loro, ma in realtà parlano di gente che non capisce cosa sta succedendo”. Oggi il fenomeno reso popolarissimo da Romero imperversa nel cinema e nelle serie tv, al punto che lo stesso regista si è lamentato di non trovare più un produttore disposto a fargli fare un film (“Brad Pitt e il mio amico Greg Nicotero hanno rovinato la piazza, non troviamo finanziamenti per un piccolo film di zombi, ora è diventato impossibile perché vogliono spenderci milioni di dollari”, ha detto a Lucca nel 2016).

THE WALKING DEAD

La popolarità dei morti viventi sullo schermo è stata rinnovata negli ultimi anni da una fortunatissima serie tv, ‘The Walking Dead‘, che dal 2010 è una delle più amate della tv. Un ‘figlio’ che però non piaceva affatto al padre. Romero, infatti, criticava il fatto di trascinare per tanti anni questa serie, basata sulla graphic novel di Robert Kirkman (illustrata da Tony Moore e Charlie Adlard), la cui prima edizione e metà della seconda sono state dirette Frank Darabont, che era lo showrunner della serie. “Mi è piaciuta molto la graphic novel, ma quando l'hanno portata in tv e hanno licenziato Frank Darabont, mi è dispiaciuto – ha spiegato Romero -. Non so perché lo abbiano fatto, forse per cercare di spremere più soldi dalla storia. La prima stagione mi era piaciuta, ma poi è diventata una soap-opera, The Talking Dead”.

Martin Landau, da Spazio 1999 a Woody Allen e Johnny Depp

SPAZIO 1999

La morte di Landau è un duro colpo per la generazione dei 40-50enni che in lui hanno sempre visto il capitano John Koenig del primo (cupissimo) telefilm di fantascienza della storia che in Italia fu trasmesso per la prima volta nel 1976, ‘Spazio 1999’. Qualcosa di epocale al pari di ‘Belfagor’ o ‘La feccia nera’ per la generazione precedente, eppure di ‘Spazio 1999’ si è quasi perso la memoria. Provare per credere: quanti 30enni di oggi hanno mai sentito anche solo parlare di ‘Spazio 1999’? Eppure quelle due stagioni (1976 e 1979) hanno rappresentato un evento che ha lasciato traccia indelebile nella memoria degli italiani. E Martin Landau era il protagonista, insieme alla dottoressa Helena Russell (Barbara Bain, che divenne la prima moglie di Landau) e quel ruolo gli resterà sempre addosso anche quando, seppure in tarda età, il cinema gli regalerà onori e gloria.

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ED WOOD

Sì, perché Martin Landau è stato anche un grande attore cinematografico. Entrato all’Actors’ Studio nel 1955 (unico ad essere ammesso su duemila candidati insieme a un altro ragazzo, tale Steve McQueen) ha lavorato, tra gli altri, con Alfred Hitchcock (‘Intrigo internazionale del 1959) , con Francis Ford Coppola (‘Tucker - Un uomo e il suo sogno’ del 1988, film per il quale conquistò un Golden Globe e una nomination all’Oscar), con Woody Allen (‘Crimini e misfatti’ del 1989) e Tim Burton (‘Ed Wood del 1994 accanto a Johnny Depp che gli valse l’Oscar come miglior attore non protagonista). Pellicole importanti in cui il suo volto ambiguo, il suo portamento elegante e la sua aria sorniona sono stati valorizzati. Il premio più importante lo ha vinto per la sua interpretazione di un anziano Béla Lugosi in ‘Ed Wood’ di Tim Burton nel 1994 accanto a Johnny Depp.

CRIMINI E MISFATTI

Ma nella storia del cinema di Landau resterà il ruolo del dottor Judah Rosenthal in ‘Crimini e misfatti’ di e con Woody Allen, dove interpreta un assassino inseguito e quasi travolto dai sensi di colpa. Un film che segue e ripropone i temi di ‘Delitto e castigo’ di Dostoevskij con un epilogo inatteso e geniale di cui Landau è splendido protagonista. Il dialogo finale del film, infatti, è un momento di grande cinema. L’assassino Rosenthal-Landau risponde all’affermazione di Cliff Stern-Woody Allen secondo cui il senso di colpa dopo un crimine schiaccerebbe qualunque uomo: "Lei vede troppi film e io sto parlando della realtà. Se lei vuole un lieto fine, vada a vedere un film di Hollywood", la terribile e magnifica risposta.

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