Viviamo un’era di transizione nella quale risulta cruciale individuare il percorso corretto da intraprendere per proporre soluzioni didattiche efficaci. Gilly Salmon, uno dei più noti “Innovatori didattici” mondiali, già direttore del Beyond Distance Research Alliance dell’Università di Leicester (UK), in occasione di una conferenza a Danzica nel 2009 sul futuro della didattica a distanza in rete, ha definito l’epoca presente come la migliore ed al tempo stesso la peggiore per l’istruzione cosiddetta aperta. Ha inoltre aggiunto: Siamo la generazione di educatori che hanno a disposizione gli strumenti, le tecniche e la prospettiva.
Il rischio di una delusione
È la migliore, perché possiamo sfruttare le potenzialità del panorama attuale, ma è anche la peggiore, perché tutto può risolversi in una desolante delusione, se non sappiamo sfruttare nel modo adeguato le opportunità. Come implicitamente suggerito anche da Salmon, che nella sua affermazione riprende l’attacco di un celebre romanzo dickensiano, un aspetto che, in tal senso, non può essere trascurato è la dimensione culturale che dovrebbe sempre rimanere fondamento di qualsiasi processo educativo e che rappresenta un argomento centrale nel presente contributo.
La vera innovazione è non smettere di fare ricerca
Lo strumento fondamentale che, in quanto studiosi dei fenomeni educativi, dobbiamo imbracciare come arma di difesa in quella che potrebbe essere paragonata a una battaglia contro il rischio di un decadimento senza ritorno, è rappresentato dalla ricerca. Risulta essenziale effettuare ricerche tese a valutare l’efficacia delle soluzioni in uso, osservandole, sempre tenendo presente i modelli didattici che sottintendono. Tale attività potrebbe dirsi realmente innovativa.
I risultati di tali ricerche, infatti, potrebbero determinare un impatto sostanziale in termini di qualità e miglioramento. Occorre lavorare per individuare soluzioni strutturali in modo che le soluzioni tecnologiche che via via si avvicendano sul mercato, rappresentino solo degli strumenti al servizio di un progetto educativo fondato su basi solide e fruttuose. Quando Comenio propone il suo alfabetiere nell’Orbis Sensualis Pictus (1658) fornisce un’interpretazione dell’integrazione fra codici (che oggi definiremmo multimedialità) che rimane come vera e propria struttura non soggetta al passaggio del tempo.
Comenio, infatti, si sofferma sulla necessità di un metodo per la didattica che, fondandosi sull’idea di naturalità, rinforza il rapporto dell’uomo col contesto nel quale è collocato. È interessante notare come egli ci presenti la strada per l’innovazione inserendola in un percorso naturale il cui valore oggi sembra perduto, nonostante alcune delle maggiori invenzioni che l’uomo ha prodotto siano basate proprio su principi derivati dall’osservazione della natura (mi riferisco all’orologio, ad esempio).
Per quanto possa apparire rischioso mettere in relazione la posizione di Comenio con le problematiche attuali, anche solo per la sua innegabile attenzione all’esperienza nella ricerca di nuove soluzioni per l’educazione, il suo pensiero rappresenta un bacino prezioso dal quale attingere, allorché si cerchino spunti per innovare in modo costruttivo un ambito così ricco di insidie quale è oggi quello dell’istruzione a distanza in rete.
L'e-learning non deve essere guidato dalla 'moda' tecnologica
Se è la natura il nostro modello e se, come lo stesso Comenio suggerisce in particolare nella Novissima Linguarum Methodus (1648), la didattica è frutto di un binomio inscindibile costituito da discere e docere che si sviluppa nel tempo e cresce in seguito all’analisi dell’esperienza, non sono le transitorie soluzioni tecnologiche che il mercato produce di continuo a dover guidare l’intervento degli educatori contemporanei che si ritrovano ad agire in modo casuale, seguendo unicamente la moda del momento.
Le soluzioni operative, infatti, dovrebbero essere inserite in un disegno precostituito e delineato sulla base degli obiettivi precisi che il docente, di voltain volta, stabilisce, considerando gli scopi che ha fissato in partenza. Lo stesso Comenio considera non trascurabile che vi sia un certo equilibrio nel coinvolgimento delle parti interessate (docenti e discenti) verso ciò che è utile e perseguibile in modo gioioso, considerando la scuola come motus, spontaneitas, concertatio.
Bisogna studiare gli effetti dell'insegnamento a distanza
Se pensiamo alla situazione attuale, si può affermare che quelle soluzioni tecnologiche che rispondano a tali requisiti, potranno essere impiegate favorevolmente, ma sempre se inserite in un disegno che consideri tali applicazioni come strumenti e non come strutture. adeguato dovrebbero essere sempre il frutto di una validazione effettuata attraverso ricerche empiriche tese a verificarne l’efficacia e la rilevanza. Una maggiore sinergia, infatti, tra ricerca ed impiego delle soluzioni tecnologiche è sempre auspicabile. Lo stesso docente che intenda avviare una proposta a distanza dovrebbe attivarsi per studiare l’impatto sull’apprendimento che certe scelte producono.
Quando Quintiliano propone una concezione creativa dell’educazione, come ricorda Vertecchi in “Modernizzazione? Chiedete a Quintiliano”, egli intende la ricerca di una coincidenza tra educazione e produzione di conoscenza, cosa che si realizza solo attraverso la misurazione della crescita dell’apprendimento, e, quindi, anche attraverso la realizzazione di progetti di ricerca. In tal senso, potrebbero realizzarsi situazioni nelle quali tutti i soggetti coinvolti (docenti, studenti, ricercatori, fruitori esterni) partecipino e contribuiscano alla determinazione di risultati utili allo sviluppo di nuova conoscenza.
Mettere in atto interventi di ricerca, tesi a misurare l’effetto dell’introduzione di variabili indipendenti collegate alla progettazione di nuove soluzioni per la didattica a distanza in rete, dovrebbe sempre poter tener conto di dati che rispecchino l’andamento di tali variabili su un arco di tempo di una certa entità. La profondità dell’analisi in senso diacronico è, infatti, sempre auspicabile quando si opera nel settore educativo e, in particolare, allorché si vogliano reperire indicazioni utili ad uno sviluppo che sia stabile ed affidabile.
In un articolo del 1992, in cui analizza il fenomeno degli abbandoni nell’istruzione a distanza, Peters suggerisce l’impiego di strumenti di rilevazione di tipo longitudinale di vario tipo che consentano di determinare con maggiore precisione e, soprattutto con riferimento alle situazioni individuali quali fattori interagiscano potenziandosi a vicenda, quando l’idea di abbandono si affaccia alla mente dello studente e si rafforza per finire sotto l’influenza di elementi disaggreganti.
Già nel 1967, Otto Peters aveva elencato una serie di caratteristiche per descrivere una buona didattica a distanza e, tra le altre, aveva evidenziato che la qualità di un corso di studi a distanza può essere migliorata perché la sua efficacia può essere monitorata in ogni momento attraverso metodi scientifici. Peters sottolineava, ulteriormente, il vantaggio del respiro diacronico che un tale controllo implica e un incremento della qualità dei servizi didattici offerti proprio in senso strutturale. A quanto pare, nel tempo trascorso, non abbiamo colto il messaggio lanciato da Peters, perdendo molte occasioni.
Tante soluzioni, poche valutazioni
Al momento, uno dei principali problemi che dobbiamo affrontare è una generale penuria di ricerche effettuate sulle soluzioni adottate nel mondo universitario per l’istruzione a distanza. Veniamo sommersi da soluzioni tecnologiche sempre più avanzate, ma non sostenute da adeguati disegni educativi.
Per comprendere meglio quale sia la direzione da intraprendere, allo scopo di colmare il vuoto cui si assiste, occorre fare chiarezza sui termini della questione.
L’istruzione a distanza in rete del recente passato non ha rappresentato una fonte di buone esperienze, in grado di sostenere l’adesione affettiva dei partecipanti e i dati relativi agli abbandoni confermano tale affermazione. Ecco che, allora, alcune opportunità offerte dalle nuove tecnologie, allorché favoriscano il coinvolgimento di tutti i partecipanti, potrebbero divenire utili allo scopo. Anche in questo caso, però, programmi che mirino a verificare nel tempo l’efficacia di determinate strumentazioni sono necessari per poterne affermare la concreta utilità.
Essere stata eletta come Presidente del direttivo del NAP - Network of Academics and Professionals - di EDEN (European Distance and E-learning Network), una delle associazioni accademiche internazionali che raccoglie il più alto numero di esperti di settore al mondo, mi impone la grande responsabilità di promuovere il rigore nelle ricerche che vengono condotte e soprattutto la diffusione dei risultati delle stesse, perché l’innovazione e il progresso, in un campo che riguarda l’intera società nella quale siamo immersi, si realizzi davvero.
Per approfondire:
- Eden 2009 Annual Conference, Innovation in Learning Communities. What did you invent for tomorrow? 10-13 June 2009, Danzica
- C. Dickens, A Tale of Two Cities , London, Chapman and Hall, 1859.
- B. Vertecchi, “Modernizzazione? Chiedete a Quintiliano. (I sec. D.C.)” in Insegnare , 6, 2009, pp. 15-17.
- O. Peters, “Osservazioni sul problema dell’abbandono nell’istruzione a distanza”, in IAD Istruzione a distanza. An International Journal of Distance Education , IV, 6, 1992, p. 32.
- Poce A., Vertecchi B., POCE A., Angelini C., Agrusti F. (2010). Orbis Dictus. Un ambiente adattivo multilingue per l’istruzione in rete. Milano: Franco Angeli. ISBN 978-88-568-3317-1 (pp.23-38).