Gli archivi sono una straordinaria fonte di notizie per capire come la vita di una città si sia evoluta nel corso dei secoli. Oltre a nascite, morti e matrimoni, negli archivi si conservano i contratti di compravendita, i movimenti delle merci (per esempio il registro delle navi che entrano ed escono dal porto o dei carri che riforniscono i mercati cittadini), i testamenti con il dettaglio delle proprietà, le notizie sulla salute dei cittadini complete (spesso) con le cause di morte (e quindi sul diffondersi delle epidemie), le mappe e tutto il materiale che gli zelanti archivisti hanno organizzato in faldoni più o meno ordinati.
Il valore di un archivio è tanto più grande quanto più lungo è il periodo di tempo coperto con continuità. Guerre, saccheggi, cambi dinastici, rivoluzioni interrompono la continuità degli archivi disponibili nelle maggiori città europee. Venezia è un’eccezione perché la Serenissima repubblica ha guidato ininterrottamente la città dall’ottavo secolo fino all’arrivo di Napoleone nel 1797 e, nella chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari , ci sono 80 km di scaffali che contengono manoscritti accumulati durante 1000 anni di storia.
La maggior parte di quest’enorme patrimonio non è mai stata esaminata in modo coerente dagli storici moderni.
Così è nato un nuovo affascinante progetto che si propone di sfruttare le informazioni contenute in questo enorme archivio e di ricostruire digitalmente la Venezia descritta in questi documenti.
Il progetto “Venice Time Machine” è coordinato da Frédéric Kaplan dell’Ecole Polytechnique Federale de Lausanne che, in collaborazione con l’Archivio di Stato di Venezia, vuole rendere accessibile ai ricercatori l’enorme quantità di dati accumulati nel corso dei secoli
Bisogna scannerizzare e digitalizzare ogni pagina dei documenti, così da permettere la ricerca e il confronto incrociato delle informazioni. Tuttavia, non dimentichiamo che si tratta di manoscritti che coprono un lunghissimo periodo di tempo e coinvolgono moltissimi amanuensi, ognuno con la sua scrittura che, oltre ad avere sempre un tocco personale, evolve nel corso del tempo). I normali software per il riconoscimento dei caratteri non riescono a decifrare correttamente la grande varietà di calligrafie dell’archivio: si devono usare perciò algoritmi di intelligenza artificiale (AI) capaci di apprendere a riconoscere la forma delle parole per ritrovarle all’interno dei documenti. Con la ricerca incrociata dei nomi è possibile ricostruire la rete sociale della città.
I dati delle mappe permettono di seguire la costruzione – e, in qualche caso, la distruzione (molto spesso a causa di devastanti incendi) – degli edifici di Venezia. A quel punto, i dati ottenuti possono essere confrontati con i dipinti del periodo, ma anche con fotografie moderne.
Combinando queste immagini con le notizie riguardanti negozi e botteghe (che venivano ovviamente registrate dall’efficiente burocrazia della serenissima), gli storici possono ricostruire un’immagine dettagliata della città in pressoché qualunque periodo storico.
Questa macchina del tempo virtuale permetterà agli esperti – e a tutti noi – di esplorare la Venezia antica. Inoltre, i documenti potrebbero costituire una banca dati per lo studio di qualunque settore, dal commercio ai mercati finanziari, alla salute pubblica e alla diffusione di malattie.
La tecnologia sviluppata per il progetto “Venice Time Machine” potrà essere applicata anche ad altri archivi antichi, fornendoci immagini suggestive e dettagliate del nostro passato.