Finalmente risolto il drammatico problema degli insegnanti; mal pagati, sviliti come status sociale, con enormi difficoltà di mezzi e di condizioni lavorative (disciplina alunni, classi affollate, genitori sempre dalla parte del figlio, ecc.). La professione più preziosa per la costruzione di una nazione, per la creazione di comunità e cultura condivisa, per l’istruzione e l’educazione (che non sono la stessa cosa!), per la preparazione alla democrazia, ecc. giunta al fondo. Risolto il problema: gli insegnanti non servono più. Le nuove tecnologie della IA possono fare meglio di loro. E poi sono in soprannumero, da rottamare. Questa la buona nuova e il punto caldo dell’intervista a Joseph Qualls dell'Idaho College of Engineering su EdTech Magazine.
Trascuro qui le previsioni generali sulla rivoluzione AI in sanità, marketing, etc. in buona parte fondate, mi focalizzo solo sull’impatto sull’educazione superiore, che dà il titolo, clamore, all’intervista..
Qualls prevede - giustamente - che si andrà incontro ad un massiccio cambiamento dell’educazione dalle superiori alle università. In particolare che avremo “uno studente interagente con un sistema IA che capirà lui/lei e fornirà un percorso educativo per quello specifico studente” Un sistema educativo tutto “personalizzato”, e questa personalizzazione “cambierà tutto”.
Per i prof nuovo ruolo o la fine dei dinosauri
I professori potrebbero essere superati come i dinosauri; oppure “alla fine il loro ruolo potrà cambiare dall’educare gli studenti all’educare un sistema IA”. E anche se il sistema educativo sarà del tutto fondato sulle macchine “avremo comunque un ‘sguardo umano’ su di esso” … e la umana insostituibile “intuizione”, di cui gli algoritmi non sono capaci.
Se il sistema è “personalizzato” allora “perché pensiamo sempre che gli studenti debbano imparare lo stesso materiale, nello stesso modo, allo stesso tempo?” Qualls concorda.
Tecnologia "orientata all'utente"
Che vi sarà una tecnologia informazionale sempre più “orientata all’utente, a capirlo per ‘offrirgli’ il prodotto giusto è assolutamente vero, ed anche nell’ambito dell’istruzione (ed avrà anche dei benefici); tuttavia come è possibile che questo livello di alta informazione tecnico-scientifica si accompagni a tali ingenuità o ignoranza?
Due o tre cosette da non trascurare
Menziono solo alcune questioni elementari che vengono incomprensibilmente accantonate:
(A) la scuola e l’insegnamento non sono solo o prima di tutto passaggio di informazioni, conoscenze. Quello che davvero si apprende ed acquisisce (o si dovrebbe) sono cose come l’imparare ad imparare, a esprimere il proprio punto di vista e sentire, a rispettare, dialogare ed a collaborare con gli altri; interessi, passioni e come coltivarli; che esistono norme, regole, ruoli, e doveri. E non credo che queste capacità debbano/possano essere sostituite da tecnologie intelligenti e sociali, anche perché il rapporto ed il rispetto debbono essere con l’ “altro” umano.
(B) Non risulta che è già pratica basilare - specie nella scuola - che l’insegnante faccia interventi diversi sui diversi allievi (in base a interessi, competenze, capacità, mezzi, ecc.)? E che cerchi di coltivare gli interessi del ragazzo/a? Ed anche che persino i testi ufficiali di studio vengano letti, integrati, imparati da ognuno in modi diversi? E tuttavia costruire anche capacità di condivisione e di gruppalità.
Inoltre:
(C) La scuola non è solo luogo e strumento per scoprire propri interessi e coltivarli su percorsi “personalizzati”; non si deve insegnare ed imparare solo ciò che a noi (ora) personalmente ci interessa o serve. A scuola (uffa!) si ‘deve’ studiare un sacco di cose ‘inutili’, difficili e noiose. Esatto! ed è questa una delle funzioni principali dell’ “andare a scuola” e dell’insegnante. Ci sono cose che la società ci “impone” di sapere (ci piacciano o no); ci sono “doveri” da rispettate, “compiti” da fare”; obblighi conoscitivi. E l’apprendimento non tanto di questo “sapere” ma di questa “disciplina” interiore è un risultato fondamentale dell’insegnamento e degli insegnanti. Certo che si deve rendere la cosa più motivante possibile per i singoli e i gruppi (ben noto e fatto) ma c’è un limite; non è il solo criterio. Dunque questo non è il futuro neppure della mera “istruzione”.
Le macchine ci 'battono'
L’aspetto che più inquieta è che nell’intervento mediatico di uno “scienziato” (che dovrebbe essere non semplicemente un curioso scopritore di tecnologie utili, ma uno che ha visione critica e comprensione profonda dei problemi di cui si occupa), di fatto vi sia una chiara sottostante (ingenua?) ideologia. Una ideologia americana liberal-individualista, da un lato di marketing, di venderti al meglio quello che può attirarti, dall’altro di costruire ciascuno come “imprenditore di se stesso”.
La buona notizia è che le macchine sono davvero intelligenti. Siamo noi ad esserlo un po’ meno, se non siamo minimamente consapevoli di quali poteri, interessi, ed ideologie orientino ogni rivoluzione tecnologica. Senza tale consapevolezza, siamo noi, non le macchine, a diventare meri strumenti.
Oppure lo sappiamo e siamo venditori in malafede? (Cristiano Castelfranchi)