Le pellicole, quelle che eoni fa venivano usate per le riprese e poi per le proiezioni cinematografiche, sono fatte di materiale organico che, alla lunga, si deteriora e marcisce. Per questo, la conservazione di filmati datati ha bisogno di interventi mirati. Oggi non parliamo del restauro di qualche capolavoro della cinematografia ma piuttosto di uno sforzo di conservazione di una memoria che, per quanto sgradevole, non deve andare perduta.
I 10.000 filmati da salvare
Si tratta del salvataggio delle riprese di 210 test di esplosioni nucleari nell’atmosfera condotti dall’esercito Usa in Nevada e nelle Isole Marshall tra il 1945 e il 1962.
Dal momento che ogni esplosione veniva ripresa da più angolazioni, la cineteca è formata da circa 10.000 filmati dalla lunghezza variabile tra i pochi secondi e i diversi minuti. Sono documenti terribili, ma unici nel loro genere perché nel 1963 è entrato in vigore il trattato che vietava i test nucleari nell’atmosfera e le esplosioni dei nuovi ordigni vengono simulate al computer (oppure fatte avvenire sottoterra).
Un lavoro durato 5 anni
Per mettere alla prova la veridicità delle simulazioni, al Laurence Livermore National Laboratory (uno dei pilastri della ricerca sulle armi nucleari Usa) hanno pensato di riesumare i vecchi filmati che giacevano in magazzini segreti da oltre 50 anni.
Il salvataggio passo dopo passo:
- Ritrovare il materiale cinematografico e la descrizione delle riprese per poter ricostruire la geometria delle diverse visuali.
- Realizzare una macchina capace di digitalizzare le pellicole con la risoluzione voluta
- Scannarizzare i singoli fotogrammi (erano riprese rapidissime da 2.400 fotogrammi al secondo) che poi sono stati analizzati per decidere se dovevano rimanere segreti oppure potevano essere resi pubblici.
Dopo 5 anni di sforzi:
- Localizzati 6.500 dei 10.000 filmati originali
- 4200 pellicole sono state scansionate
- 500 filmati sono stati analizzati
- Alcune decine di video si possono vedere su You Tube.
Greg Spriggs, il fisico che coordina il lavoro di digitalizzazione e di analisi delle immagini ha così scoperto che buona parte dei risultati pubblicati decenni fa, sulla base dell’analisi manuale dei filmati, sono sbagliati. Per calcolare la potenza dell’esplosione, per esempio, è necessario seguire l’espansione rapidissima del fungo atomico. Misurare a mano, o meglio a occhio, la crescita della nube fotogramma per fotogramma (sono 2.400 ogni secondo), richiedeva giorni di lavoro di centinaia di persone. Adesso il calcolo può essere fatto da una singola persona munita di un computer e del software necessario.
L’automatizzazione non toglie drammaticità alle riprese. Ecco alcuni video:
- Il bagliore accecante dell’esplosione
- L'onda tipo tsunami che si sviluppa da un mare calmo colpito dall'urto
Non credo che nessuno, vedendo i filmati, si auguri che questi ordigni vengano mail utilizzati.
Per approfondire: