Guardate questa immagine. Sono microsferule grandi come in capello raccolte sui tetti e nei parcheggi di Oslo insieme a quintali di tutta quella sporcizia urbana che si accumula nelle grondaie. Oltre ad essere bellissime, hanno una straordinaria caratteristica che le rende diverse da qualsiasi altra componente delle polveri che coprono le nostre città: sono di origine extraterrestre. Si tratta di micrometeoriti, frammenti di sistema solare che ci piovono addosso dall’inizio dei tempi per ricordarci il nostro legame con l’Universo che ci circonda.
Tutti gli amanti delle stelle cadenti sanno che la Terra è continuamente bombardata da frammenti cosmici più o meno grandi. Parliamo di circa 40.000 tonnellate all’anno. La maggior parte è polvere cosmica e brucia completamente nell’atmosfera. I sassi cosmici più grandicelli, rocciosi o metallici, quando entrano nell’atmosfera viaggiando alla rispettabile velocità di qualche decina di km al secondo, si vaporizzano. Siamo a circa 50 km di altezza e l’ambiente è freddissimo, così il materiale fuso solidifica in un batter d’occhio, dando origine a piccole sferule lucide la cui composizione dipende dal sasso che le ha generate.
Quali tipi di meteoriti possiamo trovare
Se partiamo da un frammento di metallo avremo micrometeoriti ferrose, nere e lucide; se , invece il sasso è un pezzetto di roccia si formeranno micrometeoriti dall’aspetto vetroso e di vari colori. In ogni caso, le microsferule inizieranno a scendere verso la superficie terrestre e, agendo come nuclei di condensazione per il vapore d’acqua, cadranno sulla terra con la pioggia. I microgranuli che sopravvivono a questo trattamento sono stimati in oltre 4.000 tonnellate all’anno, grossomodo 10 tonnellate al giorno, uniformemente distribuite su tutta la terra.
E’ un processo noto da tempo, ma, fino ad ora, le micrometeoriti erano state raccolte in Antartide oppure nei sedimenti accumulati in fondo a bacini lacustri. Cercare micrometeoriti in città sembrava un esercizio disperato, vista l’enorme quantità di polvere prodotta dall’attività umana. Diciamo che erano diventate una leggenda metropolitana.
Il suonatore di Jazz che ha risolto il mistero
Ci voleva un sognatore come Jon Larsen, che di mestiere fa il suonatore di Jazz, per dimostrare che, se si sa cosa cercare, è possibile trovare l’ago nel pagliaio. Colpito dal riflesso di un raggio di sole dalla superficie polverosa del tavolo di legno del suo giardino, aveva cercato il responsabile trovando una minuscola particella metallica che gli ha suggerito la strada da percorrere per isolare i visitatori cosmici dalla più banale polvere terrestre.
Armato di un magnete, di un microscopio e di molta pazienza, Larsen ha capito quale erano le caratteristiche da cercare e, analizzando un bel 3 quintali di sporcizia raccolta da grondaie e pozzanghere secche, ha isolato 500 micrometeoriti che ha fotografato con grande perizia per farne un libro intitolato “In search of stardust: amazing micrometeorites and their terrestrial imposters” che uscirà ad agosto. Nel frattempo potete godervi questo video con musica dell’autore.
Esperti dell’Imperial College di Londra hanno fatto l’analisi chimica e hanno confermato l’origine extraterrestre dei granelli di polvere che risultano di grande interesse per gli scienziati perché sono freschi, freschi. Infatti, il loro tempo di permanenza nella grondaia non può essere più di qualche anno, diciamo dall’ultima volta che è stata pulita, un’inezia rispetto ai milioni di anni dei micrometeoriti raccolti nei sedimenti o nel ghiaccio dell’Antartide.
Grazie a Larsen, le micrometeoriti urbane sono diventate una realtà e potrebbero fornire informazioni importanti sul flusso attuale di granuli cosmici.
La prossima volta che pulite il terrazzo, fate attenzione! Se vedete uno scintillio, pensate che potrebbe essere una sferula di polvere extraterrestre che noi sicuramente mangiamo e respiriamo dal momento che la pioggia di materiale extraterrestre non smette mai di cadere.