Non parliamo di stadi, non parliamo delle torri di Libeskind. Eppure parliamo di città: di come saranno, come si pianificano, come cambiano. Parliamo, ad esempio, di verde urbano, ma niente palme a piazza Duomo. Parliamo invece di realizzare giardini sui tetti, di usare piante per avere più comfort quando fa caldo, o per non allagare le strade quando piove intensamente. Parliamo, insomma, di opportunità legate al clima, alla scienza, a come migliorare la qualità della vita delle nostre realtà urbane e, perché no, come trovare i soldi per farlo.
Perché ci interessa tanto il futuro delle città
Le città, e il modo in cui farle evolvere, sono un tema intorno al quale la conoscenza scientifica crea strumenti che possono essere utilizzati al servizio delle decisioni pubbliche. Perché tanta attenzione alle città? Perché qui, per lo più, vengono a vivere le persone. E qui più che altrove, una serie di fattori, come ad esempio la struttura urbanistica, la densità della popolazione e l'insufficiente presenza di vegetazione, possono intensificare alcuni impatti di eventi che, ci dicono gli scienziati, nel futuro potrebbero farsi sentire sempre di più.
Ma c'è una buona notizia: abbiamo gli strumenti per preparare le città, e i cittadini, a non soffrire troppo di queste condizioni. Gli esempi fioccano in tutta Europa. E se state pensando alle solite, lontanissime, eccezioni scandinave fermiamoci subito e guardiamoci intorno più da vicino. Bologna, ad esempio, sta sviluppando una serie di misure. Mentre qualcosa di interessante sta accadendo a Torino e a Prato.
Gli strumenti per cambiare le città li abbiamo
"Stiamo utilizzando degli strumenti che sono in grado di valutare su scala urbana la pericolosità legata agli effetti dei cambiamenti climatici, come ondate di calore e allagamenti", spiega Paola Mercogliano. In pratica si prova a rispondere a una domanda: di fronte a periodi particolarmente caldi, quanto incide l'urbanizzazione sull'aumento della temperatura? E quali misure migliorano la situazione?
Si capisce così, ad esempio, che avere pavimenti chiari e pareti chiare, aiuta a contenere l'innalzamento della temperatura, e che tetti verdi (o green roof se vi piace l'inglese) sono utili in caso di piogge violente perché trattengono l'acqua piovana e la rilasciano lentamente limitando il pericolo di allagamenti, ma non servono in caso di alte temperature.
Tutto questo ovviamente ha diverse implicazioni sia per gli abitanti che per chi deve prendere decisioni sulla pianificazione urbanistica.
L'esempio di Torino
"A Torino – spiega ancora Mercogliano – abbiamo fornito dati per identificare il rischio da temperature elevate nelle diverse zone della città e le possibili misure da adottare per rispondere efficacemente alle eventuali minacce per la salute dei cittadini. A Prato, invece, abbiamo contribuito alla valutazione ambientale strategica fornendo dati e informazioni sui possibili effetti di temperature elevate che possono essere un pericolo per la salute pubblica.
Qui abbiamo fornito le informazioni in un formato e in un linguaggio tale da poterle inserire direttamente nel documento, in modo da sollevare lo staff del comune da ulteriori lavori di integrazione. Questi strumenti ci sono e funzionano, ci stiamo occupando di renderli sempre più precisi e di produrre informazioni sempre più dettagliate per riuscire a capire esattamente che cosa potrebbe succedere in porzioni più piccole di area urbana".
Poi si tratterà anche di realizzarle queste misure di adattamento, e gli interventi hanno un costo. Ma, anche qui, iniziano a comparire soluzioni a portata di mano delle pubbliche amministrazioni, le ha raccolte l'Agenzia Europea per l'Ambiente che ha raccontato come hanno fatto undici città europee a finanziare il miglioramento delle proprio tessuto urbano.