Vorrei usare questo spazio per mandare un messaggio ad Alessandro Gassmann. Per dirgli, Alessandro ripensaci. Il 20 giugno hai lasciato Twitter. Non sei il primo, e nemmeno l’ultimo, questo è certo. Sui social a volte l’aria è irrespirabile. Ma ogni volta che qualcuno con delle idee e una passione civile abbandona il campo abbiamo perso tutti.
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Avevi passato la giornata a difendere una tua presa di posizione sui rifugiati. Non entro nel merito. Quello che dicevi era legittimo e discutibile, come tutte le prese di posizione. Ci costringeva a pensare. Molti lo avranno fatto, ne sono sicuro, ma non tutti vogliono pensare. Sono quelli che lanciano tweet come se fossero pietre.
“Sono stato insultato, minacciato e offeso, preso in giro in maniera violenta” hai scritto in una lettera aperta, “ho anche risposto male, preso della rabbia ho scritto una cosa che non avrei dovuto scrivere”, “Mi ero illuso di poter controllare i miei istinti più bassi”. E poi: “Ho scoperto di essere vulnerabile”. E quindi, addio social, “mezzi fantastici e rivoluzionari”, li definisci chiudendo la tua porta per tornare al mondo reale, come se non venisse da lì tutta la rabbia che hai intercettato l’altro giorno in rete.
Eppure per tre anni su Twitter sei stato uno voce scomoda e originale: hai criticato, polemizzato, detto qualche scemenza come capita a tutti, e poi lanciato campagne importanti come quella per pulire la tua città con una scopa. Ci hai ricordato valori civili in cui tanti si riconoscono. Non sono un caso i tuoi 200 mila follower: non seguivano solo l’attore o il regista, ma una persona che aveva un punto di vista forte sul mondo.
Quando ti hanno chiesto perché lo facevi, di stare su Twitter ogni giorno (“per venti minuti e poi basta” dicesti), hai risposto che è stata la nascita di tuo figlio a farti crescere e a darti il coraggio di esporti. E’ vero, ci vuole coraggio a esporsi. Perché poi devi saper accettare le critiche anche dure (come quelle di Giorgia Meloni). Ma gli insulti e le minacce no. Lo sa bene anche Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, che ha appena annunciato la sua nuova missione: non basta più portare le persone in rete, connetterle, dobbiamo avvicinarle, insegnar loro a discutere e a rispettarsi. E’ una delle grandi sfide del nostro tempo, Alessandro. Ripensaci. Partecipa anche tu.
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