Le sette tracce dei temi di maturità di quest’anno in fondo sono un’unica traccia, che chiede agli studenti di ragionare su una sola grande questione: il futuro. Che mondo stiamo costruendo? Si tratta di un vero progresso? Oppure stiamo uccidendo la natura? E facendo scomparire il lavoro? Di quali competenze c’è bisogno per fare concorrenza ai robot e all’intelligenza artificiale? E quindi di quale scuola? E quali sono state le cause del miracolo economico italiano negli anni ‘50 e ‘60 e perché non sono ripetibili? Cosa possiamo fare adesso per tornare ad essere felici provando a costruire un mondo migliore?
Come vedete c’è un filo rosso potentissimo che lega i versi ecologici di Giorgio Caproni al quadro di Turner sulla natura tempestosa, alle parole di Edoardo Boncinelli o al dialogo di Giacomo Leopardi con un islandese. E’ come se al ministero dell’Istruzione, con la scusa della maturità, avessero deciso di lanciare un mega sondaggio. O una call for ideas, una richiesta pubblica di idee. Una cosa tipo: visto che noi adulti non ci abbiamo capito nulla del futuro, che non siamo mica così sicuri che questa terza rivoluzione industriale porterà più benefici che danni come è avvenuto con le due precedenti, e non sappiamo come potremo davvero convivere con robot sempre più intelligenti, ditecelo voi, ragazzi, che mondo vedete.
Sarebbe bello leggerli pubblicamente, oltre che giudicarli per un voto, i temi che i 500 mila maturandi hanno fatto oggi. Per capire se sono scoraggiati e impauriti o peggio distratti come spesso li dipingiamo, o se si rendono conto che, anche grazie ad Internet, all’accesso alla conoscenza e alla possibilità di fare rete, sono la prima generazione di adolescenti della storia che ha davvero l’opportunità di prendersi in mano il futuro e rendere il mondo migliore. Anche per noi adulti.