Le 96 ore in diretta su YouTube di Katy Perry sono forse destinate ad entrare nella storia del web. E ci fanno riflettere su come i social ci stanno cambiando, su cosa stiamo diventando. Forse qualcuno di voi le ha viste nel weekend, non tutte ovviamente, nessuno può guardare ininterrottamente la vita di un altro per 96 ore di fila. Ma magari qualche clip. Lo spettacolo, perché di uno spettacolo si è trattato, è iniziato giovedì sera, mentre usciva l’ultimo album della cantante, ed è finito tre giorni dopo. Si è svolto in un appartamento di Los Angeles dove erano state installate 41 telecamere che seguivano Katy Perry secondo per secondo. Anche mentre dormiva con la bocca aperta come capita a molti dii noi. Dicevo che è stato uno spettacolo perché nei tre giorni dentro la vita della cantante, c’è stata l’intervista con un famoso giornalista tv, la sessione di cucina con un famoso chef e l’analisi con un famoso terapista (il momento più intenso, quello in cui Katy si è commossa più volte, facendo analisi succede).
Che senso ha questo Grande Fratello autoimposto? Questo meccanismo infernale tipo quello descritto nel libro, e poi nel film, 'The Circle' per cui la vita di qualcuno va in diretta col mondo? Nessuno, è probabilmente la risposta esatta, si tratta di mero esibizionismo. Oppure potremmo dire che una cosa così serve soltanto a promuovere un disco: è la risposta più cinica, perché si concentra sui meccanismi dello show business che pure esistono.
Ma c’è una terza risposta, che non esclude le altre due ma aggiunge forse qualcosa alla storia: ed è un certo bisogno di autenticità, di essere sè stessi, di smetterla di essere un brand per i contatti delle rete, per tornare a essere persone.
“Voglio tornare ad essere Katherine Hudson” ha detto la cantante in un momento delle 96 ore, “per questo mi sono tagliata i capelli”. Katherine Hudson è il suo vero nome. Ecco, se c’è un unico aspetto positivo in questo super mega selfie che Katy Perry si è scattata per il mondo, è questo avviso, a tutti, anche a quelli che non possono mettere 41 telecamere nel proprio appartamento e filmarsi con varie star. L’avviso è questo: sul web tendiamo a vendere noi stessi, la nostra parte migliore, senza difetti, senza lacrime, senza problemi. Senza vita, però. Forse è ora di smetterla di trattarci come se fossimo un prodotto che deve ricevere dei like. E iniziare a essere noi stessi.