Fidget Spinner rischia di diventare una delle parole del 2017. Sicuramente è già il gioco dell’anno. In tutto il mondo. Ed è anche una storia illuminante dei percorsi misteriosi che a volte fanno incrociare l’innovazione e il successo. Per i pochi che non ne hanno ancora visto uno (in quel caso probabilmente non siete genitori), dirò che è una specie di trottola piatta che sta sul palmo di una mano. Può sembrare banale, ma anche l’hula-hop lo era e pensate a cosa ha rappresentato invece per molte generazioni di giovanissimi. In questo momento lo Spinner occupa le prime venti posizioni dei giochi più venduti su Amazon e i grandi magazzini hanno esaurito le scorte.
Perché? Costa poco (con due o tre euro se ne porta a casa una versione economica). Funziona senza cavi e ricariche. Ed è un classico scacciapensieri. Alcuni dicono che serva a curare l’ansia e lo stress. Altri invece sostengono che aumenti l’incapacità di concentrarsi dei ragazzi specialmente a scuola (e in qualche scuola naturalmente è già vietato). E’ presto per dirlo, gli studi scientifici sono appena iniziati ovviamente. Quella che è iniziata da tempo è la storia del Fidget Spinner. Che risale addirittura al 1993 quando un’ingegnere chimico, Catherine Hettinger, che era stata colpita da una malattia che ne limitava i movimenti, si inventò una specie di trottola tascabile per giocare con la figlia. Il gioco era divertente e la mamma decise di brevettarlo ma nessuna delle grandi aziende produttrici di giocattoli lo acquistò (sebbene almeno una abbia condotto dei test).
Passano gli anni e arriviamo al 2015. Il protagonista stavolta è un inventore, Scott McCoskery (qui la trascrizione di una sua recente intervista radiofonica): di lui si sa che lavora nel settore digitale a Seattle. Dove hanno sede Microsoft e Amazon. Un mondo dove ti può capitare di passare la giornata in infinite riunioni, spesso in video conferenza. Una noia mortale, molto spesso. E Scott per ingannare il tempo il tempo gioca, facendosi passare una penna fra le dita o aprendo e chiudendo un coltellino multiuso. Non è abbastanza. Così nel garage di casa, a Suquamish, un minuscolo villaggio nei pressi dell’Oceano Pacifico, inventa Torqbar, il papà del Fidget Spinner, solo che costa cento volte di più. Nonostante il prezzo elevato, è ugualmente un successo. I colleghi di McCoskery, che evidentemente hanno lo stesso problema con la noia, lo reclamano. McCoskery già si vede ricco e presenta domanda per un brevetto. Ma intanto su Internet, dove McCoskery ha svelato il progetto in cerca di finanziatori, in tanti si accorgono della cosa e grazie alle stampanti 3D nascono centinaia di versioni diverse. E così senza una grande azienda alle spalle e con zero euro di investimenti in marketing il Fidget Spinner è di tutti ormai.