Si fa un gran parlare di realtà aumentata, ovvero di quella tecnologia per cui quando guardi una cosa ti compaiono accanto anche informazioni aggiuntive sulla cosa che guardi. E’ quello che facevano i Google Glass, con pochissimo successo, e che adesso promette di fare Mark Zuckerberg con gli Oculus e con Facebook. Intanto senza tanti annunci la musica aumentata è già una realtà: con questa espressione intendo il fatto che quando ascolti una canzone puoi intanto leggere il testo delle parole e per questo ci stanno diverse app che lo fanno benissimo. Ma c’è una startup di Brooklyn che fa molto di più: accanto al testo ti offre anche la spiegazione, di una particolare parola o di cosa vuol dire l’artista in quel passaggio, e magari è l’artista stesso che lo spiega. La startup si chiama Genius, è stata fondata nel 2009 da due appassionati di rap - Tom Leham e Ilan Zechory - che non riuscivano a mettersi d’accordo su cosa volesse dire un verso di un rap di Cam’ron. Decisero quindi di mettere su un sito dove tutti potessero commentare le canzoni contribuendo a spiegarle.
La cosa è partita con la nicchia del rap ma ben presto è diventata la Wikipedia della musica. Forte di un accordo con Spotify, dove c’è una playlist dedicata, Genius oggi ha 45 milioni di visite al mese (soprattutto negli Stati Uniti ma ce ne sono anche in Italia), 1,2 milioni di annotatori che partecipano attivamente e ogni settimana ne vengono aggiunti altri 15 mila che sono ingaggiati a partecipare perché per ogni annotazione si guadagnano dei punti e si scala la classifica dei top scholars, i gran maestri. Ascoltare una canzone in questo modo è davvero vivere la realtà aumentata della musica: perché di quella canzone, oltre alle parole, impari il significato profondo. Genius sta avendo un notevole successo come indica il fatto che dal 2011 ha ricevuto investimenti per 60 milioni di dollari da alcuni dei nomi top della Silicon Valley. Vinta la partita nel campo della musica ora i fondatori puntano ad allargare la tecnologia ad altri campi: del resto uno dei primi testi annotati su Genius era una poesia di Emily Dickinson. L’obiettivo è la storia, cioé i leader politici i cui discorsi si prestano bene alle annotazioni, alle spiegazioni e perché no, al fact checking, di una community. (qui ne parla il Washington Post)