Vorrei dedicare questo post odierno a Renato Soru. Forse i più giovani non sanno chi sia. Ma vi basta sapere che quando era giovane, a 40 anni esatti, è stato uno dei grandi innovatori italiani. Era il 1997 e in Sardegna fondò Tiscali, che ancora esiste certo, ma è alla fine degli anni 90 che ha fatto la storia. E’ stata una delle società che ha portato gli italiani su Internet. Allora Cagliari era un’isola di futuro: al Centro ricerche di Pula era approdato il Nobel Carlo Rubbia assieme ad alcuni di coloro che avevano creato il world wide web qualche anno prima al Cern di Ginevra. Un imprenditore un po’ matto ma di visione, Nicky Grauso, aveva fondato la società Video On Line per dare a tutti accesso gratis a Internet e, con la benedizione del guru Nicholas Negroponte, aveva addirittura fatto il giro del mondo per spiegare a tutti che la rete era il futuro: viaggiava con una valigetta trasparente dove dentro c’erano tante scatolette colorate che a loro volta contenevano del software per navigare la rete. Erano anni così. Ruggenti.
Quando nel 1997 Video On Line, che aveva accumulato molti debiti, passò nelle mani di Telecom Italia, Soru creò Tiscali, prendendo il nome in prestito da un monte della Sardegna, e fu subito un trionfo. Sospinta dall’entusiasmo per le startup dell’epoca, le dotcom, arrivò a valere più della Fiat prima di crollare lasciando molti investitori delusi; ma lui nel 2001 fu inserito da Forbes nella lista degli uomini più influenti del momento perché voleva creare una grande piattaforma digitale europea che facesse concorrenza alla Silicon Valley, e in particolare a Google.
Poi ha avuto una lunga stagione di impegno politico, il progetto Tiscali ne ha risentito, e il nuovo recente tentativo di sfidare Google con un motore di ricerca europeo non ha avuto il successo sperato. Ma soprattutto è stato accusato di evasione fiscale e condannato in primo grado a tre anni. Ieri è stato assolto in appello. E se la notizia della condanna era in prima pagina ovunque, oggi faticate a sapere che questo innovatore italiano, è stato assolto. In qualche caso non c'è neanche una breve in cronaca. Mentre ci sono otto, nove pagine su Emmanuel Macron, per dire (e anche noi in AGI avremmo dovuto fare di più probabilmente, per esempio inserendolo fra i titoli più importanti del giorno).
I miei pensieri oggi sono per lui perché quando sei un malfattore in qualche modo sei preparato al fatto che un giorno sarai accusato e quindi a doverti difendere. Quando invece sei una persona perbene, sei inerme. Soffri, aspetti e speri. Anche che un giorno la gente sappia che avevi ragione.