Sono felice che Google abbia deciso di pagare 306 milioni di euro di tasse all’Italia. Per sanare il periodo che va dal 2009 al 2015. Come Apple aveva fatto due anni fa versando 318 milioni. E che la capa dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi esulti “per questa operazione straordinaria” mentre volge lo sguardo voglioso sui prossimi possibili bersagli: Amazon e Airbnb.
E che il ministro dell’Economia Padoan si dica finalmente aperto a valutare in autunno una web tax, una tassa per i giganti della rete che stanno accumulando ricchezze infinite vendendo beni e servizi immateriali e che quindi il nostro sistema fiscale fatica a intercettare. Sono contento, eppure quattro anni fa quando si iniziò a parlare in Italia di web tax ero uno dei più contrari. Per due ragioni. Perché mi sembrava senza senso fare una scelta solitaria, giacché avrebbe avuto l’effetto di spostare gli investimenti delle multinazionali digitali nel resto d’Europa e quindi di penalizzarci; e perché con tutte le cose che l’Italia doveva fare sull’innovazione, partire con una tassa mi sembrava il messaggio sbagliato.
Sono passati 4 anni. L’Italia sul digitale si è mossa, poco ma si è mossa (penso alla diffusione della banda larga, al piano Italia 4.0 per le industrie, alla scuola). L’Europa, e in generale i Paesi più sviluppati, sulla web tax no. E quindi ben venga a questo punto una mossa dell’Italia. A patto che i proventi di questi “concordati” con le multinazionali digitali non servano a coprire qualche buco per l’ennesima spesa improduttiva, ma servano piuttosto a sostenere l’innovazione e il rilancio dell’Italia.
Un esempio me lo ha fornito qualche giorno fa Arcangelo Rociola: con i 600 milioni di prestito #Alitalia in Germania è stato creato un fondo che ha investito in 535 startup; e con una somma simile in Francia è nata la French Tech di cui si è già detto molto per via del candidato all’Eliseo Macron, mobilitando miliardi di investimenti in innovazione e creando diverse migliaia di posti di lavoro. Questo non vuol dire che Alitalia non andasse salvata, ma che la web tax andrà usata per ricominciare a crescere e non per continuare a galleggiare.