Se usate Internet probabilmente conoscete i troll. Se qualcuno vi molesta online, vi provoca, vi attacca violentemente, vi insulta a ripetizione, quello è un troll e vi sta trollando. Non sono un fenomeno nuovo, anzi, i primi troll risalgono agli albori della rete, alla fine degli anni 80, quando ci si ispirò a queste creature mitologiche del nord Europa, i rozzissimi troll appunto, per definire un comportamento dispettoso, molesto, a volte ruvido online. Da allora Internet è cresciuto moltissimo come sappiamo e così sono cresciuti i troll. Non è una buona notizia. Se tanti siti web hanno chiuso la possibilità di ospitare commenti è perché quelle pagine erano diventate il terreno di guerra dei troll: i famosi “leoni da tastiera”, gente che pensa di poter scrivere qualunque cosa, anche le più violente, protetti come sono dallo schermo del proprio computer.
Ora una ricerca firmata da due grandi università, Stanford e Cornell, che ha analizzato 16 milioni di commenti dal sito della CNN, prova a dimostrare che tutti siamo potenzialmente troll, tutti, se provocati, lo possiamo diventare: nel senso che davanti ad un troll o ti ritiri o diventi un troll anche tu per difenderti, ma in questo modo contravvieni alla regola aurea del web, di non alimentare i troll dando loro corda. Siamo tutti potenziali troll soprattutto quando siamo di cattivo umore, dicono i ricercatori, svelando che il giorno preferito dai troll è il lunedì.
La questione non è affatto banale perché la qualità delle conversazioni in rete sembra peggiorare ogni giorno. Che fare? Google ha appena lanciato un sistema che attraverso l’intelligenza artificiale individua i commenti potenzialmente violenti (l’ho testato: non funziona ancora bene); anche Twitter da qualche giorno si appoggia ad un algoritmo che individua messaggi molesti e blocca per 12 ore chi li manda. Ma anche qui, è difficile per un computer capire le sfumature del linguaggio. A volte non serve insultare per offendere qualcuno o per trollarlo. Per questo la soluzione migliore mi pare quella che sta sperimentando la NRK, la televisione pubblica norvegese (non a caso il paese di origine dei veri troll)): prevede che per commentare un articolo uno debba prima rispondere ad un quiz che dimostri che l’articolo sia stato effettivamente letto. Se non hai letto, se non hai capito è inutile che commenti. Leggere bene prima dell’uso potrebbe diventare una delle regole per un web migliore.