Questa settimana occhi puntati su Barcellona, dove inizia il Mobile World Congress di Barcellona. Qualcuno dice che per il mondo dei cellulari è l’equivalente della Settimana della Moda. Il prodotto più atteso però stavolta non è un telefonino. Sono degli auricolari che hanno un potere che sembra magia.
Si chiamano Pilot e funzionano così, pare: li indossi, li colleghi al telefonino e automaticamente traducono quello che il tuo interlocutore sta dicendo in inglese e in tutte le lingue latine, quindi francese, spagnolo, portoghese e anche italiano. Sì, avete capito bene: uno vi parla in inglese o in portoghese e voi, se anche lui o lei indossano un Pilot, lo ascoltate in italiano. Proprio come capitava in Star Trek con il traduttore universale simultaneo. O con Babel Fish, il piccolo pesce giallo che inserito nell’orecchio traduce tutte le lingue del mondo nella Guida Intergalattica per Autostoppisti.
Ma quelle erano storie di fantascienza, qui parliamo di un prodotto reale, che ha raccolto oltre quattro milioni di dollari in rete tramite la piattaforma Indiegogo, e che andrà sul mercato da maggio per 299 dollari avendo già venduto oltre 20 mila pezzi. Se funziona, cambia il mondo. Ma: funziona? Ci sono molti dubbi. Lo vedremo già oggi a Barcellona.
La sorpresa intanto è che questo tentativo di salto nel futuro non viene da una delle grandi multinazionali della tecnologia ma da una startup Waverly con sei dipendenti e che ha sede in un piccolo spazio coworking nel lower east side di New York. La guida Andrew Ochoa, 34 anni, cresciuto a Dallas in una famiglia di immigrati messicani che forse con il muro che Donald Trump vuole costruire al confine col Messico, non sarebbe mai arrivato da questa parte del mondo. I suoi auricolari Pilot in fondo non fanno altro che abbattere un muro: quello del linguaggio. Per far sì che tutti possano capirsi.