A pochi giorni dall’attentato di Manchester, in una Taormina blindata, i temi sicurezza e terrorismo rischiano di prendere il sopravvento nell’agenda di un G7 che si presenta con non poche incognite. Diversi infatti i temi, cruciali per il futuro del pianeta e di milioni di persone, che rischiano di scemare in secondo piano: dall’impatto dei cambiamenti climatici, alla lotta alla fame, alla crisi migratoria. Partiamo da quest’ultimo, ponendoci alcuni interrogativi.
L’attuale clima di “insicurezza” - rimbalzato dai media di tutto il mondo – e le tensioni tra i diversi paesi del G7, quali ripercussioni potrebbero avere sugli indirizzi che usciranno dal vertice sulla risposta ad una crisi migratoria che continua a mietere vittime nel Mediterraneo?
E soprattutto, i leader del G7 riusciranno a sviluppare congiuntamente politiche per proteggere e tutelare la dignità ed il rispetto dei diritti umani delle persone migranti, e non solo la sicurezza dei propri confini?
Si tratta di due domande centrali, anche alla luce dell’ennesimo naufragio che soltanto ieri ha causato altre 34 vittime al largo delle coste libiche. Già perché prima di tutto è in gioco il presente e il futuro di decine di migliaia uomini, donne e bambini in fuga da guerre, persecuzioni e carestie. Crisi come quelle che stanno mettendo a rischio la vita di 30 milioni di persone in Yemen, Somalia, Sud Sudan e nel nord-est della Nigeria, che stanno rimanendo senza cibo, acqua pulita, cure mediche, una casa.
Quattro crisi gravissime su cui i leader del G7 sono chiamati a rispondere al più presto, facendo la loro parte attraverso lo stanziamento degli aiuti necessari a finanziare l’appello per 6,3 miliardi di dollari lanciato delle Nazioni Unite. Crisi complesse e atroci in cui i conflitti e il cambiamento climatico sono spesso le cause - non uniche - di catastrofi umanitarie che ancora però possiamo impedire.
Come? Prima di tutto lavorando per arrivare a cessate il fuoco duraturi in grado di rendere accessibili alle organizzazioni umanitarie anche le zone isolate dalla guerra (a partire dallo Yemen) e, in secondo luogo, lavorando per definire regole chiare che permettano di limitare l’impatto sulle fasce più vulnerabili della popolazione di eventi climatici estremi, come la gravissima siccità che in Somalia e in altri paesi del Corno d’Africa sta generando un vero e proprio disastro umanitario.
Anche per questo motivo Oxfam chiede ai leader del G7 di ribadire, in maniera chiara e forte, l’impegno di rendere operativo l’Accordo di Parigi. Non è più tempo di rinvii.