Esattamente un anno fa il consorzio internazionale dei giornalisti investigativi (ICIJ) lanciava pubblicamente i risultati dell’inchiesta Panama Papers: un lungo e scrupoloso lavoro di analisi che ha riguardato oltre 11 milioni di documenti riservati dello studio legale panamense Mossack-Fonseca, resi disponibili da una fuga di notizie interna.
L’inchiesta ha gettato luce su 215.000 società di comodo registrate in 21 paradisi fiscali e amministrate dallo studio legale per conto di clienti facoltosi - politici, rappresentanti del mondo imprenditoriale, bancario e finanziario, nomi illustri dello sport e dello spettacolo internazionale – dando evidenza dell’opacità garantita da alcune giurisdizioni fiscali sulle strutture societarie in esse registrate e sui loro titolari effettivi. Un’opacità che permette, a chi ne ha l’intenzione, di trasferire e riciclare in segreto i proventi di attività economiche illecite, corruzione e abusi fiscali.
I patrimoni finanziari occultati nei paradisi fiscali ammontano, secondo alcune stime per difetto, a oltre 7.600 miliardi di dollari e causano un ammanco di entrate erariali per i Paesi stimato intorno a 170 miliardi di dollari all’anno. Risorse che, se recuperate, permetterebbero di finanziare interventi pubblici a favore delle fasce sociali più vulnerabili, misure a sostegno del reddito e del lavoro, programmi di contrasto della disuguaglianza e lotta alla povertà. Un problema fortemente percepito anche dall’opinione pubblica in Italia: secondo un sondaggio realizzato per Oxfam dall’Istituto Demopolis oltre il 65% dei nostri concittadini credono che l’evasione ed elusione abbiano un ruolo di primo piano nell’amplificare la crescita della disuguaglianza.
Solo in Africa, secondo le stime del Prof. Gabriel Zucman, le ricchezze nascoste dalle élite determinano fino a 14 miliardi di dollari all’anno di mancati introiti: una cifra che da sola consentirebbe di assumere abbastanza insegnanti per mandare a scuola ogni ragazzo africano e coprire la spesa sanitaria di 4 milioni di bambini. Si parla quindi di risorse fondamentali per dare una chance di vita migliore a tanti cittadini costretti altrimenti a una vita di privazioni e povertà o alla scelta, spesso forzata, di migrare alla ricerca di opportunità migliori.
In questo scenario, quali possibili misure di intervento?
- Per precettare gli abusi i governi devono intervenire con decisione nei propri contesti nazionali, rendendo allo stesso tempo i sistemi fiscali più progressivi e capaci di maggiore redistribuzione.
- A livello internazionale, servono invece maggiore cooperazione e un impegno collettivo a porre fine alla corsa al ribasso sulla fiscalità d’impresa di cui i paradisi fiscali societari, presenti anche nel cuore dell’Unione Europea, sono la rappresentazione estrema, come denunciato da Oxfam nel rapporto Battaglia Fiscale.
- Serve inoltre maggiore trasparenza in materia fiscale e finanziaria: lo scrutinio pubblico è sempre più indispensabile per disincentivare gli abusi, poiché aumenta i rischi fiscali per chi, avendone i mezzi, intende aggirare le regole, a discapito dei cittadini onesti, risparmiatori e investitori, piccole e medie imprese.
Gli oltre 350.000 firmatari della nostra petizione Basta Con I Paradisi Fiscali chiedono proprio questo, ed un primo passo nella giusta direzione è quello di estendere l’obbligo della rendicontazione pubblica Paese per Paese (country-by-country reporting) dal sistema bancario europeo (analizzato nel recente rapporto Operazione Forzieri Aperti) a tutte le multinazionali operanti nell’area economica europea. Uno strumento indispensabile per analizzare e chiedere conto delle scelte di pianificazione fiscale aggressiva dei soggetti corporate, sostenendo le imprese che presteranno attenzione alla propria responsabilità fiscale accanto a quella socio-ambientale.
Una seconda misura di trasparenza riguarda i titolari effettivi di società, fondazioni e trust per contrastare l’occultamento e i trasferimenti in forma segreta o anonima dei proventi degli abusi fiscali. L’86% degli italiani intervistati da Oxfam-Demopolis si è espresso a favore di questa misura. In questi giorni il Governo italiano si appresta a emanare il decreto di recepimento della quarta direttiva europea sull’antiriciclaggio.
Le Commissioni Giustizia e Finanze della Camera hanno ancora pochi giorni per redigere il proprio parere in merito: ci auguriamo che il Parlamento possa accogliere i nostri rilievi e intervenire sul testo del decreto al fine di rendere accessibile a cittadini, organizzazioni della società civile e organi di informazione la sezione del Registro delle Imprese dedicata alla titolarità effettiva delle società di capitali. Una misura in nome della piena trasparenza finanziaria e in linea con l’opinione dei cittadini.