Alla fine a dare in una battuta il senso della visita di oggi al Quirinale è stato lo stesso Papa Francesco nell'incontro del tutto informale nei giardini dell'antica residenza estiva dei suoi predecessori con 300 ragazzi delle zone terremotate ai quali ha ripetuto le parole di una bella canzone degli Alpini: "il successo nel salire non sta nel non cadere ma nel non rimanere caduti".
Ecco il segreto dell'ottimismo che Bergoglio vuole trasmettere a tutti gli italiani, ai quali nel Salone dei Corazzieri ha detto: "Guardo all'Italia con speranza. Una speranza radicata nella memoria grata verso i padri e i nonni, che sono anche i miei, perché le mie radici sono in questo Paese”. Facendo riferimento alle proprie origini italiane e confidando di avere "memoria grata verso le generazioni che ci hanno preceduto e che, con l'aiuto di Dio, hanno portato avanti i valori fondamentali: la dignità della persona, la famiglia, il lavoro...", Francesco si è inchinato nuovamente (dopo le parole del 27 maggio a Genova sul diritto al lavoro affermato nell'articolo uno) alla nostra Costituzione repubblicana, che "ha offerto e offre - ha riconosciuto - uno stabile quadro di riferimento per la vita democratica del popolo. Una speranza, dunque, fondata sulla memoria, una memoria grata".
Ma anche sulla testimonianza offerta "dalla fortezza animata dalla fede con la quale le popolazioni del Centro Italia colpite dal terremoto hanno vissuto quella drammatica esperienza, con tanti esempi di proficua collaborazione tra la comunità ecclesiale e quella civile".
L'appello all'Europa e quello agli imprenditori
Secondo Francesco, anche "il modo col quale lo Stato e il popolo italiano stanno affrontando la crisi migratoria, insieme allo sforzo compiuto per assistere doverosamente le popolazioni colpite dal sisma, sono espressione di sentimenti e di atteggiamenti che trovano la loro fonte più genuina nella fede cristiana, che ha plasmato il carattere degli italiani e che nei momenti drammatici risplende maggiormente".
E passando a elencare le “sfide” che attendono il nostro Paese, Bergoglio ha chiesto che “il vasto e complesso fenomeno migratorio” non sia lasciato come fardello per le “poche Nazioni” che se ne stanno facendo carico “assicurando un'ordinata integrazione dei nuovi arrivati nel proprio tessuto sociale. "Per tale ragione, è indispensabile e urgente - ha detto - che si sviluppi un'ampia e incisiva cooperazione internazionale".
Ma soprattutto Francesco ha ribadito, nel discorso al Quirinale, "l'appello a generare e accompagnare processi che diano luogo a nuove opportunità di lavoro dignitoso", lanciato il 27 maggio a Genova. "Il disagio giovanile, le sacche di povertà, la difficoltà che i giovani incontrano nel formare una famiglia e nel mettere al mondo figli trovano un denominatore comune ha affermato il Papa - nell'insufficienza dell'offerta di lavoro, a volte talmente precario o poco retribuito da non consentire una seria progettualità".
"Tra le questioni che oggi maggiormente interpellano chi ha a cuore il bene comune, e in modo particolare i pubblici poteri, gli imprenditori e i sindacati dei lavoratori, vi è quella del lavoro", ha sottolineato ricordando di aver potuto "toccarla non teoricamente, ma a diretto contatto con la gente, lavoratori e disoccupati, nelle mie visite in Italia, anche in quella recentissima a Genova".
Francesco ha chiesto dunque "un'alleanza di sinergie e di iniziative perchè le risorse finanziarie siano poste al servizio di questo obiettivo di grande respiro e valore sociale e non siano invece distolte e disperse in investimenti prevalentemente speculativi, che denotano la mancanza di un disegno di lungo periodo, l'insufficiente considerazione del vero ruolo di chi fa impresa e, in ultima analisi, debolezza e istinto di fuga davanti alle sfide del nostro tempo".
Ricominciare a sposarsi e a fare figli
Uno degli elementi di preoccupazione elencati da Francesco riguarda la crisi demografica che sembra condannare il Paese all'estinzione. "Il lavoro stabile, insieme a una politica fattivamente impegnata in favore della famiglia, primo e principale luogo in cui si forma la persona-in-relazione, sono le condizioni dell'autentico sviluppo sostenibile e di una crescita armoniosa della società", ha sottolineato in proposito Francesco nel discorso al Quirinale.
Secondo il Papa, famiglia e lavoro "sono due pilastri che danno sostegno alla casa comune e che la irrobustiscono per affrontare il futuro con spirito non rassegnato e timoroso, ma creativo e fiducioso". "Le nuove generazioni - ha scandito Bergoglio - hanno il diritto di poter camminare verso mete importanti e alla portata del loro destino, in modo che, spinti da nobili ideali, trovino la forza e il coraggio di compiere a loro volta i sacrifici necessari per giungere al traguardo, per costruire un avvenire degno dell'uomo”.
Il tema ricorrente nella visita è dunque quello dei valori che per Francesco non sono oggetti da museo, come ha ripetuto più volte negli ultimi tempi: "se l'Italia saprà avvalersi di tutte le sue risorse spirituali e materiali in spirito di collaborazione tra le sue diverse componenti civili, troverà la via giusta per un ordinato sviluppo e per governare nel modo più appropriato i fenomeni e le problematiche che le stanno di fronte".
La laicità positiva di ratzingeriana memoria
In questo ragionamento rientra il suo richiamo all'idea di "una laicità che - ha detto - il mio predecessore Benedetto XVI definì "positiva". Secondo Francesco, "non si può fare a meno di osservare come, grazie ad essa, sia eccellente lo stato dei rapporti nella collaborazione tra Chiesa e Stato in Italia, con vantaggio per i singoli e l'intera comunita' nazionale".