"Era già del tutto mutato nel cuore e prossimo a divenirlo anche nel corpo, quando, un giorno - racconta fra Tommaso da Celano nella Vita Seconda di San Francesco - passò accanto alla chiesa di San Damiano, quasi in rovina e abbandonata da tutti. Condotto dallo Spirito, entra a pregare, si prostra supplice e devoto davanti al Crocifisso e, toccato in modo straordinario dalla grazia divina, si ritrova totalmente cambiato. Mentre egli è così profondamente commosso, all’improvviso - cosa da sempre inaudita - l’immagine di Cristo crocifisso, dal dipinto gli parla, movendo le labbra. ‘Francesco - gli dice chiamandolo per nome - va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina’. Francesco è tremante e pieno di stupore, e quasi perde i sensi a queste parole. Ma subito si dispone ad obbedire e si concentra tutto su questo invito”. Un episodio decisivo racconto dalla più antica biografia del Poverello in una pagina molto cara al Papa che ne porta il nome.
Al compito di “riparare”, in effetti, Jorge Mario Bergoglio si accinge dal primo giorno del suo Pontificato, con l’aiuto - per quanto riguarda le ‘ferite’ della Chiesa - dei 9 cardinali che lo affiancano nello studio della Riforma della Curia e che si sono riunti nei giorni scorsi per la loro sessione primaverile.
Un’impresa, quella del risanamento delle relazioni tra le persone, tra le comunità, tra gli stati, alla quale per definizione si dedica, o dovrebbe dedicarsi, l’ “ecclesia”, nome che indica l’assemblea popolare nelle comunità politicamente costituite dell'antica Grecia, sia con un impegno preciso delle parrocchie e diocesi per favorire la convivenza armoniosa sul territorio, sia attraverso la diplomazia pontificia. Ma per Bergoglio questa vocazione non è esclusiva della Chiesa, nel senso che debbono impegnarvisi, anche quanti professano fedi diverse o nessuna fede. Perché tutti insieme siamo chiamati a costruire un futuro comune.
Francesco ama la futurologia, se è in dialogo
“Molti oggi, per diversi motivi, sembrano non credere che sia possibile un futuro felice. Questi timori vanno presi sul serio. Ma non sono invincibili. Si possono superare, se non ci chiudiamo in noi stessi. Perché la felicità si sperimenta solo come dono di armonia di ogni particolare col tutto. Anche le scienze, lo sapete meglio di me, ci indicano oggi una comprensione della realtà, dove ogni cosa esiste in collegamento, in interazione continua con le altre”, ha osservato Francesco nel collegamento televisivo del 26 aprile con Vancouver per il “Ted Talke”, che a causa della differenza di fuso orario lo ha costretto a un’alzataccia. “A qualsiasi ora, sono però contento - ha confidato - di partecipare al vostro incontro. Mi è piaciuto molto il titolo ‘The future you’, perché, mentre guarda al domani, invita già da oggi al dialogo: guardando al futuro, invita a rivolgersi a un ‘tu’. ‘The future you’, il futuro è fatto di te, è fatto cioè di incontri, perché la vita scorre attraverso le relazioni”. ”Come sarebbe bello - ha poi esclamato Francesco - se alla crescita delle innovazioni scientifiche e tecnologiche corrispondesse anche una sempre maggiore equità e inclusione sociale! Come sarebbe bello se, mentre scopriamo nuovi pianeti lontani, riscoprissimo i bisogni del fratello e della sorella che mi orbitano attorno!”. Anche perché “abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, nessuno di noi è un’isola, un io autonomo e indipendente dagli altri, che possiamo costruire il futuro solo insieme, senza escludere nessuno”. “Spesso - ha aggiunto il Papa - non ci pensiamo, ma in realtà tutto è collegato e abbiamo bisogno di risanare i nostri collegamenti”.
Il Papa incoraggia il confronto tra Italia e America Latina sull’edilizia antisismica
Questo stesso spirito anima un’iniziativa che riunisce a Roma, per discutere di prevenzione dei rischi sismici, docenti delle Facoltà di ingegneria e architettura di università italiane e latinoamericane. Con l’incoraggiamento di Francesco, che all’Udienza Generale del 26 aprile ha rivolto il suo saluto “ai partecipanti al convegno sull’edilizia antisismica in America Latina presso l’Istituto italo latino-americano promosso dall’Università Europea”. I terremoti accomunano il nostro paese al Sudamerica, dove però hanno imparato a prevenire i danni, per quanto è possibile, attraverso metodologie architettoniche che potrebbero aiutare anche noi.
Nell’occasione il punto di partenza sono state alcune riflessioni del poeta cileno Pablo Neruda che nel suo testo “Vetri rotti” scriveva: “Due giorni fa, dopo lunga assenza, sono tornato nella mia casa di Valparaiso. Grandi crepe si aprivano sui muri. I vetri, tutti in pezzi, formavano un doloroso tappeto sull’impiantito delle stanze. Gli orologi, anche dal pavimento, segnavano lentamente l’ora del terremoto. Quante cose belle, spazzate via da una scopa ! […] Dobbiamo pulire, mettere in ordine e ricominciare […]. Coraggio, poema d’amore, sollevati tra i vetri rotti, è arrivato il momento di cantare. Aiutami, poema d’amore, a ristabilire l’integrità, a cantare sopra il dolore […]”.
Soluzioni ecosostenibili e poco costose
Nella sede prestigiosa dell’Iila, l’incontro celebra anche il secondo anniversario dell’importante Enciclica del papa Francesco “Laudato si’, sulla cura della casa comune”. “E’ giusto rallegrarsi - scrive il Papa nel suo documento - per le innovazioni scientifiche e tecnologiche che pongono rimedio a innumerevoli mali che affliggevano e limitavano l’essere umano e possono migliorare la qualità di vita dei popoli”.
E’ importante in questa ottica la lezione che ci arriva dall’America Latina. In Perù, ad esempio la cattedrale di Lima è stata distrutta dai terremoti del 1609 e del 1746 e ricostruita utilizzando il bambù all’interno delle strutture portanti. E in Cile, altro paese dove i terremoti sono frequenti, hanno progettato ex novo la città di Constitucion (46 mila abitanti) e quattro anni dopo il devastante terremoto del 2012 l’84% delle abitazioni sono state consegnate ai cittadini seguendo un tipo di edilizia modulare: dai 57 metri quadri delle dimensioni originali le case possono diventare di 85 con la costruzione di soppalchi o ampliandole lateralmente: il risultato finale dipende molto dalla creatività degli abitanti. In Guatemala, infine, si è provato a consolidare le case in con il nylon: si tratta di cerchiare con una fascia flessibile o un laccio a sezione circolare di nylon l’intera struttura o un singolo setto murario. I singoli muri vengono fasciati sia verticalmente che orizzontalmente, facendo passare le estremità del laccio attraverso piccoli fori sulle parti terminali della parete stessa fissando poi insieme le due estremità e quindi mettendo in tensione il cavo. Possono essere sia verticali che orizzontali.
Questo sistema di consolidamento, estremamente semplice ed economico ha dimostrato la sua efficacia in occasione del terremoto del 1976 in Guatemala. Le cerchiature in nylon – secondo la Facoltà di architettura dell’Università Federico II di Napoli – si sono dimostrate un valido sistema per prevenire gli insulti sismici.
Dall’America Latina, insomma, non arriva solo il grande dono di un Papa come Francesco ma anche buone idee e soluzioni ai problemi, come sottolineato nelle conclusioni del Convegno dal cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, coordinatore del Consiglio dei 9 cardinali voluto da Papa Francesco. Va sottolineato anche che quelli evocati nel Convegno sono paesi giovani, non tanto perché hanno relativamente pochi secoli di storia quanto per il fatto che giovane è la loro popolazione. Una caratteristica che stride certamente con l’ingiusta distribuzione delle ricchezze e delle opportunità fotografata ad esempio in un recente rapporto di Oxfam, e che spinge a quell'opzione preferenziale per i poveri, che ha teorizzato il Concilio Vaticano II ma che non può riguardare solo la Chiesa Cattolica. Patrocinato dall’Università Europea e da Optel, il consorzio di ricerca tra università e aziende partecipato dallo Stato, l’incontro è stato organizzato dal quotidiano on line Faro di Roma che ha un’edizione spagnola per l’America Latina.