“Per essere cattolico prima tu devi essere umano, e voi date una testimonianza umana, oggi. Per favore, andare avanti su questa via sempre, crescere su questa via". Papa Francesco ha incoraggiato con queste parole personale e volontari del Bambino Gesù, in un incontro informale di qualche giorno fa.
La religione della carne
Sono parole molto importanti non solo per il riconoscimento che danno alla nuova gestione dell’ospedale pediatrico del Bambino Gesù (trascinato nel discredito dallo scandalo dei lavori di ristrutturazione del mega appartamento del cardinale Tarcisio Bertone) ma soprattutto per la prospettiva liberante che schiudono.
Il cristianesimo infatti è la religione della carne, con Gesù che si incarna, muore e risorge, mangia e si dà da mangiare nell’Eucaristia, tanto che tra le accuse ai primi cristiani c’era quella del cannibalismo. Ma troppo spesso nella Chiesa, soprattutto dopo la Riforma di Lutero per rimarcare una differenza con la visione protestante, si è guardato al corpo come un peso per l’anima. Un indimenticabile capo redattore di Agi, Mario Novelli, quando gli toccava inserire i temi del Vaticano e della Cei nell’ordine di servizio, scherzava dicendo: “ora passiamo alla ginecologia”, perché in effetti molto spesso le notizie di giornata trattavano di concepimenti, gameti, uteri, identità sessuale e via dicendo.
“Umano troppo umano”, come diceva Nietzsche
Docente di psicologia, Jorge Mario Bergoglio fonda il suo magistero (rivoluzionario per tanti aspetti) proprio sul superamento di un dualismo tra anima e corpo che tende a fare del cristianesimo una religione di precetti. Tutte proibizioni “corporali”, che ingenerano nelle persone grandi sensi di colpa. Alla fine un meccanismo di potere con i sacramenti, che la Chiesa dispensa, presentati come mezzi per elevarsi dalla condizione umana, che è spesso di peccato. Tutto questo in realtà con il Vangelo ha poco a che fare.
Probabilmente il Papa non ci pensava affatto, ma la sua sottolineatura della dimensione umana del cristianesimo evoca anche “Umano, troppo umano”, uno dei libri più interessanti di Nietzsche, filosofo troppo spesso demonizzato senza essere stato letto a causa dell’uso improprio che ne ha fatto il nazismo. Ebbene la sua critica del cristianesimo indaga la nascita delle rappresentazioni e propugna una "chimica delle idee dei sentimenti morali, religiosi ed estetici", per mostrare che "anche in questo campo i colori più magnifici si ottengono traendo le idee da materiali molto bassi e persino spregiati": per esempio il razionale dall'irrazionale, la logica dall'illogicità, il disinteresse dalla brama, l'altruismo dall'egoismo e la verità dagli errori. E la sua proposta è quella di sostituire al pathos del possesso di verità assolute "quel pathos, certo più mite e meno altisonante, della ricerca della verità". E la dedica fatta a Voltaire, che testimonia la sua simpatia per l'illuminismo e la cultura filosofica francese, vuole rendere giustizia alla conoscenza disdegnando "tutto ciò che acceca e confonde il giudizio sulle cose" ,
Ci sono storie che fanno piangere e vergognare
Ebbene Francesco fa un’operazione abbastanza simile quando parte dalle storie delle persone, dal loro vissuto. “Ci sono storie - ha raccontato il 15 maggio 2014 agli ambasciatori - che ci fanno piangere e vergognare: esseri umani, nostri fratelli e sorelle, figli di Dio che, spinti anch'essi dalla volontà di vivere e lavorare in pace, affrontano viaggi massacranti e subiscono ricatti, torture, soprusi di ogni genere, per finire a volte a morire nel deserto o in fondo al mare".
Una storia piccolina di città
Altre volte il Papa si serve delle storie per far riflettere i suoi interlcutori, magari anche per farli sorridere. “Alcuni giorni fa - ha raccontato all’udienza generale del 26 ottobre scorso - è successa una storia piccolina, di città. C’era un rifugiato che cercava una strada e una signora gli si avvicinò e gli disse: ‘Ma, lei cerca qualcosa?’. Era senza scarpe, quel rifugiato. E lui ha detto: ‘Io vorrei andare a San Pietro per entrare nella Porta Santa’. E la signora pensò: ‘Ma, non ha le scarpe, come farà a camminare?’. E chiama un taxi. Ma quel migrante, quel rifugiato puzzava e l’autista del taxi quasi non voleva che salisse, ma alla fine l’ha lasciato salire sul taxi. E la signora, accanto a lui, gli domandò un po’ della sua storia di rifugiato e di migrante, nel percorso del viaggio: dieci minuti per arrivare fino a qui. Quest’uomo raccontò la sua storia di dolore, di guerra, di fame e perché era fuggito dalla sua Patria per migrare qui. Quando sono arrivati, la signora apre la borsa per pagare il tassista e il tassista, che all’inizio non voleva che questo migrante salisse perché puzzava, ha detto alla signora: “No, signora, sono io che devo pagare lei perché lei mi ha fatto sentire una storia che mi ha cambiato il cuore’. Questa signora sapeva cosa era il dolore di un migrante, perché aveva il sangue armeno e conosceva la sofferenza del suo popolo. Quando noi facciamo una cosa del genere, all’inizio ci rifiutiamo perché ci dà un po’ di incomodità, ‘ma … puzza …’. Ma alla fine, la storia ci profuma l’anima e ci fa cambiare. Pensate a questa storia e pensiamo che cosa possiamo fare per i rifugiati.
E l’altra cosa è vestire chi è nudo: che cosa vuol dire se non restituire dignità a chi l’ha perduta? Certamente dando dei vestiti a chi ne è privo; ma pensiamo anche alle donne vittime della tratta gettate sulle strade, o agli altri, troppi modi di usare il corpo umano come merce, persino dei minori. E così pure non avere un lavoro, una casa, un salario giusto è una forma di nudità, o essere discriminati per la razza, o per la fede, sono tutte forme di ‘nudità’, di fronte alle quali come cristiani siamo chiamati ad essere attenti, vigilanti e pronti ad agire”.
Invece chi é vorace non é mai sazio
"Chi ama perde potere; chi dona si spossessa di qualcosa”, ha spiegato invece Bergoglio nella catechesi all’ultima udienza generale prima di Pasqua, evocando davanti alla folla di piazza San Pietro quella situazione, un pò dolorosa, che molti sperimentano nella loro vita: certamente da genitori, spesso da coniugi o innamorati. Il Papa è partito da lì per spiegare il mistero della Risurrezione alla folla di piazza San Pietro. La Pasqua, ha spiegato, dimostra che "il modo di vivere vincente é quello del seme, quello dell'amore umile. Non c'é altra via per vincere il male e dare speranza al mondo". "Ma voi - ha aggiunto - potete dirmi: 'No, é una logica perdente!'".
"Sembrerebbe così ma - ha chiarito - la logica del seme che muore, dell'amore umile, é la via di Dio, e solo questa dà frutto. Lo vediamo anche in noi: possedere spinge sempre a volere qualcos'altro: ho ottenuto una cosa per me e subito ne voglio un'altra più grande, e così via, e non sono mai soddisfatto". "Chi é vorace - ha concluso Papa Francesco - non é mai sazio. E Gesù lo dice in modo netto: 'Chi ama la propria vita la perde’, cioé: chi ama il proprio e vive per i suoi interessi si gonfia solo di sé e perde. Chi invece accetta, é disponibile e serve, vive al modo di Dio: allora é vincente, salva sé stesso e gli altri; diventa seme di speranza per il mondo".