Papa Francesco andrà in visita pastorale nella diocesi di Carpi, in Emilia Romagna, il prossimo 2 aprile. Sembra una notizia minore, invece, in poco più di una riga è contenuto un proclama di governo (della Chiesa). Recandosi a Carpi una settimana dopo la solenne riapertura della chiesa cattedrale con la messa presieduta dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, Francesco esprimerà solidarietà a una popolazione duramente provata dal terremoto del 2012, ma compirà anche un gesto di distensione e perdono verso monsignor Francesco Cavina, l’attuale vescovo diocesano, un ex curiale il cui nome ricorre più volte negli atti del processo Vatileaks 1 e nell’inchiesta dei tre cardinali 007 nominati all’epoca da Benedetto XVI.
Il cardinale che chiese al Papa di comportarsi da Papa
Questo vescovo è stato protagonista di un duro scontro con il Papa durante l’assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana del maggio 2015, quando aveva attaccato il Pontefice latinoamericano per il suo modo di comportarsi, a suo dire poco consono a un Papa, e per le sue affermazioni che, a suo giudizio, mettevano in grande difficoltà i sacerdoti e i vescovi locali.
Ma Francesco già allora non aveva manifestato alcun risentimento e quando le parole del presule, pronunciate a porte chiuse ma con la presenza in aula di tutto l’episcopato italiano, erano apparse sui giornali che avevano additato Cavina come un oppositore del Papa, Bergoglio aveva telefonato al monsignore per manifestargli la sua stima per avergli espresso lealmente e con franchezza il suo pensiero.
Francesco non caccia i nemici. Aspetta che vadano via
Del resto Francesco ha spiegato molto bene in una recente intervista che non intende liberarsi dei prelati e cardinali che lo criticano e osteggiano in vario modo la sua riforma della Chiesa, preferendo attendere che vadano in pensione per età (come in questi giorni accade all’arcivescovo di Ferrara Luigi Negri). Con Francesco, le rimozioni infatti avvengono solo per ragioni gravissime (ad esempio perché si sono coperti abusi sui minori - è il caso dell’Irlanda - o si usano impropriamente le facoltà episcopali, come avvenuto recentemente nelle Filippine). Non certo per dissenso sulla linea del Papa.
Francesco lo ha spiegato nel discorso alla Curia Romana del dicembre scorso, distinguendo “le resistenze aperte, che nascono spesso dalla buona volontà e dal dialogo sincero; le resistenze nascoste, che nascono dai cuori impauriti o impietriti che si alimentano dalle parole vuote del “gattopardismo” spirituale di chi a parole si dice pronto al cambiamento, ma vuole che tutto resti come prima; esistono anche le resistenze malevole, che germogliano in menti distorte e si presentano quando il demonio ispira intenzioni cattive (spesso ‘in veste di agnelli’)”.
“Ascoltare le resistenze buone ma anche quelle meno buone”.
Questo ultimo tipo di esistenza - infatti - “si nasconde dietro le parole giustificatrici e, in tanti casi, accusatorie, rifugiandosi nelle tradizioni, nelle apparenze, nelle formalità, nel conosciuto, oppure nel voler portare tutto sul personale senza distinguere tra l’atto, l’attore e l’azione . L’assenza di reazione è segno di morte! Quindi le resistenze buone – e perfino quelle meno buone – sono necessarie e meritano di essere ascoltate, accolte e incoraggiate a esprimersi perché è un segno che il corpo è vivo”.