“Un Sinodo sulle migrazioni”. Questa la richiesta avanzata al Papa dall’arcivescovo Silvano Tomasi, a nome del nuovo dicastero per lo sviluppo umano integrale, del quale è segretario delegato.
Il Forum su Pace e migrazioni
La proposta è stata pronunciata dall’arcivescovo all’inizio dell’udienza concessa da Francesco ai partecipanti del Forum su Pace e migrazioni, che si tiene alla Camera dei Deputati per iniziativa dello stesso dicastero con altri organismi impegnati sullo stesso fronte. Un tema, quello dei migranti, che sta a cuore a Francesco fino al punto di assumersene direttamente la titolarietà nell'organigramma del nuovo dicastero per la promozione umana, l’organismo che ha promosso il Forum, al quale interverrà domani il segretario di Stato Pietro Parolin.
Non funzionano i grandi assembramenti
Nell’intervento, lungo e articolato (quasi un’enciclica), pronunciato al Forum, nella sessione di apertura che si è tenuta in Vaticano nella Sala Clementina, Francesco ha invocato "un'accoglienza responsabile e dignitosa di questi nostri fratelli e sorelle" che, ha chiarito, "comincia dalla loro prima sistemazione in spazi adeguati e decorosi". Infatti, "i grandi assembramenti di richiedenti asilo e rifugiati non hanno dato risultati positivi, generando piuttosto nuove situazioni di vulnerabilità e di disagio", ha spiegato pur senza citare la decisione italiana di riaprire i CIE.
E certo si è riferito all’esperienza italiana (promossa dalla Comunità di Sant’Egidio in collaborazione con i valdesi e la Cei) quando ha invocato "canali umanitari accessibili e sicuri, per quanti fuggono da guerre e persecuzioni terribili, spesso intrappolati nelle spire di organizzazioni criminali senza scrupoli,”. Nell’occasione, infatti, il Papa ha ribadito che esiste un "diritto a poter emigrare", che "è espressione dell'intrinseco anelito alla felicità proprio di ogni essere umano, felicità che va ricercata e perseguita". Ma esiste, ha chiarito Francesco, "anche il diritto di non dover emigrare, ossia il diritto di trovare in patria condizioni che permettano una dignitosa realizzazione dell'esistenza".
Cooperazione da incoraggiare
"A tal fine - ha spiegato - vanno incoraggiati gli sforzi che portano all'attuazione di programmi di cooperazione internazionale svincolati da interessi di parte e di sviluppo transnazionale in cui i migranti sono coinvolti come protagonisti". In merito, Bergoglio ha citato il predecessore, Papa Benedetto, e la sua denuncia di "nuove forme di colonialismo e di dipendenza da vecchi e nuovi Paesi egemoni" e di "gravi irresponsabilità interne agli stessi Paesi resisi indipendenti". "A tutto ciò - ha scandito il Papa - bisogna riparare".
Posizioni che scaturiscono dalla Dottrina Sociale, certo. Ma che anche nella Chiesa Cattolica non sono da tutti condivise, se pensiamo, ad esempio, alle resistenze che incontrano Migrantes e la Caritas proprio tra i cattolici. Anche l’appello del Papa perché le 30mila parrocchie italiane si facciano carico almeno di una famiglia di migranti ciascuna è stato accolto all’incirca dal 10 per cento delle comunità. Ecco perché ci vorrebbe un Sinodo. Come c’è voluto per tentare di superare le “dogane pastorali” verso le coppie irregolari e i divorziati risposati.