Che cosa ci stanno insegnando i ventenni sul futuro dei social media? Un indizio importante ce lo dà il successo di Snapchat: c’è una gran voglia di autenticità.
Il debutto a Wall Street
In questi giorni Snap, la società californiana che ha creato il popolare social del fantasmino, ha fatto il proprio debutto col botto al New York Stock Exchange. Appena arrivata in Borsa, ha visto schizzare il valore delle azioni del 44% al di sopra del prezzo del collocamento: alla fine della prima giornata di contrattazioni, il servizio creato da Evan Spiegel, Bobby Murphy e Reggie Brown, tre ex studenti di Stanford, valeva più di 28 miliardi di dollari. Non male per una società che non ha ancora fatto un dollaro di profitto.
Cosa attrae gli investitori
Che cosa attrae gli investitori? La percezione che Snapchat stia indicando la strada da percorrere per i social, in un momento di grande confusione e dibattito su fake news, strapotere di Facebook, interrogativi su Twitter, incognite sui servizi di instant messaging.
Voglia di autenticità
La stragrande maggioranza degli utenti di Snapchat sono giovani americani tra i 18 e i 24 anni. Il network ha un popolo di utilizzatori giornalieri assai più piccolo di Facebook: 158 milioni contro 1,2 miliardi. Ma il segreto di Snapchat forse è proprio qui. Il social di Mark Zuckerberg è ormai un continente dove la quantità delle presunte “amicizie” sta prendendo il sopravvento sulla loro qualità. Avere 500 o 1000 “amici” su Facebook sta diventando uno status, non una vera rete di rapporti reali, significativi, con un effettivo valore nella vita. I grandi numeri fino a ora si sono rivelati attraenti per gli investimenti pubblicitari, ma i nodi cominciano a venire al pettine. Non è solo una faccenda di fake news. La sensazione è che la straordinaria tecnologia che ha permesso il boom di Facebook stia andando a discapito dell’antropologia. Non abbiamo così tanti amici reali. Ci stiamo circondando non più di un network di rapporti significativi, bensì di una audience. E quando si parla a un’audience il rischio è quello di voler essere percepiti sempre positivamente, a discapito dell’autenticità. E’ l’eterno problema della reputazione: non la possediamo, è il modo in cui gli altri ci vedono, ma facciamo di tutto per influenzarla. Volendo forse sintetizzare all’eccesso, si potrebbe dire che su Twitter, Facebook, Linkedin cerchiamo sempre più di essere come vorremmo che gli altri ci vedessero, non per quello che veramente siamo. Snapchat invece offre ai ventenni la possibilità di essere se stessi, limiti compresi, senza lasciare tracce indelebili sulla rete.
In arrivo un cambiamento epocale
Tutto quello che è stato detto e scritto in questi anni sulla necessità di costruire con attenzione il proprio profilo sul web, tenendo a mente che una semplice ricerca su Google dice tutto di noi, rischia di farci diventare dei grandi falsari.Teniamo d’occhio il boom di Snapchat, perché annuncia un cambiamento epocale nelle nostre abitudini digitali. L’ennesimo, in un ecosistema che cambia più in fretta di quanto riusciamo a comprenderlo.
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