La vicinanza di una capitale splendida come Parigi, 300 chilometri appena che oggi si percorrono in un’ora e 20 di treno veloce, ha sempre creato in Bruxelles una sorta di complesso di inferiorità. I tentativi di imitarne la “grandeur” si sono esauriti con le ricchezze delle risorse provenienti dal Congo, nei primi decenni del secolo scorso, e hanno lasciato un’eredità interessante ma poco uniforme: nel centro città è evidente nei grandi e sontuosi palazzi reali e museali, alternati a costruzioni più recenti e alle file di “maison de maitre” tradizionali. Ma si vede soprattutto nell’imponente palazzo di Giustizia, la cui cupola negli auspici del re Leopoldo II avrebbe dovuto superare in altezza quella di San Pietro a Roma, e nella Borsa, la cui facciata neoclassicheggiante è ornata di statue scolpite da un giovane Auguste Rodin (il suo genio è fra l’altro celebrato proprio in questi giorni da una mostra al Grand Palais della capitale francese).
Un progetto ambizioso
Ora, oltre cento anni dopo la morte del re che avrebbe voluto fare di Bruxelles la Parigi belga, un nuovo ambiziosissimo progetto culturale lega le due capitali. Il grande edificio modernista che dagli anni ’30 ospita il “garage Citroen”, affacciato sul canale navigabile della città, ai confini fra il centro e il tristemente noto quartiere di Molenbeek, è destinato nel giro di qualche anno a trasformarsi nel più importante centro culturale della città. Per realizzarlo, l’amministrazione della regione Bruxelles capitale ha fatto un accordo con il parigino Centre Pompidou che fornirà la sua competenza e una base di opere per un nuovo museo di arte moderna e contemporanea. Il modello sarà quindi quello che da quarant’anni funziona con successo al Beaubourg: un museo permanente, attività culturali che andranno dalle mostre temporanee agli atelier a biblioteche, teatri, sale di proiezione e, visto che siamo in una città la cui tradizione artistica si è espressa nell’ultimo secolo anche nella sperimentazione architettonica, il nuovo centro conterrà anche un grande museo dell’architettura.
Concorso internazionale
In questo mese di aprile sarà lanciato il concorso internazionale per scegliere chi curerà il progetto di ristrutturazione e ampliamento degli spazi del garage Citroen, 35 mila metri quadrati di vetro, acciaio e cemento da disporre e utilizzare al meglio, con un budget fissato a 125 milioni. Il vincitore sarà deciso nel marzo del 2018, e i lavori cominceranno nell’autunno dell’anno successivo. “A seconda del progetto, il polo culturale Citroen sarà completato nel giro di 3, 4 o 5 anni – ha spiegato all’Agi il coordinatore dell’intero progetto per conto della regione, Yves Goldstein – ma già nel 2018, quando la Citroen lascerà definitivamente lo spazio, lo cominceremo a utilizzare perché la gente se ne appropri. Vogliamo che diventi un centro di aggregazione, proprio come il Centre Pompidou, e che rivitalizzi l’area attorno al canale, rilanciando il turismo culturale a Bruxelles e avvicinando al centro gli abitanti delle periferie”, con un’attenzione particolare alle diverse comunità che convivono in zone come Molenbeek. L’obiettivo, ha sottolineato Goldstein, “non è realizzare un semplice museo, ma un centro multidisciplinare. La maggior parte dei frequentatori del Centre Pompidou non sono turisti ma parigini”.
Fra un anno la prima mostra
Assieme al direttore artistico Laurent Busine, Goldstein sta già lavorando alla prima mostra, da organizzare per la primavera dell’anno prossimo nello spazio “grezzo” appena liberato da Citroen: i primi visitatori si troveranno quindi ancora in un enorme garage, senza auto ma con le rampe e i segni di un’attività durata oltre 80 anni. Sarà anche l’occasione per mostrare al pubblico, prima ancora che comincino i lavori, il progetto di ristrutturazione e anche quelli che saranno stati presentati ma non scelti dalla giuria internazionale. Per ora le istituzioni europee presenti a Bruxelles non sono state coinvolte, ma Goldstein sogna, una volta aperto il centro, di poter esporre le opere di artisti contemporanei provenienti da tutti i 28 (presto 27) paesi Ue: “sarebbe un simbolo importante: siamo nella capitale dell’Europa”. Per Bruxelles, ha concluso con orgoglio “si tratta dell’investimento pubblico in cultura più importante dai tempi di Leopoldo Secondo”.