Rapporto sul debito e allarme sugli squilibri macroeconomici: entrambi i testi riguardanti l’Italia sono arrivati sul tavolo della riunione settimanale della Commissione, mercoledì scorso, già pronti da firmare, preparati nei giorni precedenti dai tecnici dell’esecutivo. Non era prevista una discussione a livello politico, ma la vicepresidente Federica Mogherini, secondo le indiscrezioni raccolte a Bruxelles, è intervenuta per ricordare ai colleghi commissari la delicata situazione politica in Italia e la necessità di riconoscere il valore delle riforme realizzate negli ultimi anni. L’intervento, che è stato inserito nel verbale della riunione, conferma l’impressione che, nelle istituzioni comunitarie e fra i partner dell’Unione europea, sia molto alto l’interesse per quanto accade in Italia. Nell’anno piu’ difficile per l’Europa, in vista dell’avvio del negoziato per la Brexit (forse già fra due settimane), di due imminenti elezioni a elevato rischio nei Paesi Bassi (fra sole 3 settimane) e in Francia (fra meno di due mesi), e di una terza, quella tedesca, in programma per il prossimo settembre, a Bruxelles nessuno ha voglia di avere un’ulteriore preoccupazione, come sarebbe quella di una crisi politica che rendesse necessarie elezioni anticipate e concretizzasse il rischio di un successo populista anche in Italia.
L’allarme sul rallentamento delle riforme nella seconda metà dell’anno scorso, contenuta nel rapporto sugli squilibri pubblicato mercoledì scorso riflette un timore più generale, e il rischio che il processo riformista subisca una battuta d’arresto è stato stigmatizzato dal vicepresidente Valdis Dombrovskis che ha chiesto all’Italia “un piano ambizioso di riforme” per non rischiare una procedura per squilibrio macroeconomico. Non e’ quindi piu’ tanto sul famoso “zero virgola”, e in particolare sulla manovra correttiva da 3,4 miliardi, che si concentra il dialogo fra Roma e Bruxelles. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan è considerato affidabile a Bruxelles, e si dà per sicuro che, se non succede niente prima, manterrà l’impegno di realizzarla entro aprile: il rischio di una procedura per deficit sarebbe così scongiurato. Resta il problema più ampio di una continuità politica, necessaria per proseguire con le riforme avviate dal governo Renzi, e per continuare ad avere un interlocutore come Padoan.